Cronaca locale

Ottanta aziende dicono sì al «Lavoro agile»

Part time, flessibilità su orari d'ingresso e d'uscita, job - sharing, telelavoro. Sono le soluzioni per conciliare vita privata e vita lavorativa aumentando la qualità di entrambe. Ma il mondo aziendale si mostra restìo, anche se ottanta aziende hanno aderito alla prima «Giornata del Lavoro Agile» promossa dal Comune, giovedì 6 febbraio. Verrà introdotto uno studio del Diversity Management Lab dell'Università Bocconi, condotto su 750 soggetti interrogati in merito al bilanciamento tra vita lavorativa e privata. Solo il 23% delle imprese è impegnato contro le discriminazioni verso persone meno giovani, donne e mamme, stranieri, disabili e omosessuali. L'indagine rivela come le aziende siano retrograde nell'organizzazione interna.
«C'è scetticismo. Si pensa che il Lavoro Agile possa far calare la produttività e che si perda il controllo sui dipendenti. La cosa migliore è quella di dimostrare in concreto che non è così» spiega l'assessore al Tempo libero, Chiara Bisconti. Entusiasta l'adesione delle associazioni di categoria e di altre realtà, che per la prima volta dimostrano come sia possibile lovorare da un bar o da una libreria. «Sono felice che ci sia propensione a promuovere con noi, in una città smart come Milano, nuove modalità a favore della qualità della vita». Da Palazzo Marino non mancano «interventi che mirano a rendere la città un ufficio all'aperto con punti wifi, luoghi di ritrovo e servizi adatti». A confermarlo una realtà milanese che sul tema è ritenuta una voce di riferimento sui meccanismi del coworking, Piano C. Ad oggi è l'unico caso di interpretazione del lavoro agile a 360 gradi grazie al ventaglio di offerte che può vantare in merito a servizi professionali, attività di accudimento dei figli, servizi salvatempo. «A Milano la situazione non è male - dice Raffaele Giaquinto, business manager di Piano C -. Esiste un sistema di accreditamento degli spazi di coworking e il sostentamento dei coworker con voucher da spendere negli spazi accreditati».
Cominciano a voler essere agili «non solo i liberi professionisti e i piccoli imprenditori, soprattutto in fase di start up, ma anche i dipendenti d'azienda o di realtà del terzo settore».

Tutti in cerca dell'equilibrio vita - lavoro, «o di felicità produttiva come diciamo in Piano C», continua Giaquinto che annucia per il 6 febbraio Piano C «metterà a disposizione di aziende, enti pubblici e studi professionali, l'utilizzo gratuito del coworking e del cobaby».

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