Cronaca locale

Parisi in Consiglio a Milano Ma la testa è già a Roma

Il sindaco riferisce all'aula i quattro patti con Renzi Frecciata dell'ex sfidante: «Sei subalterno al governo»

Chiara Campo

Con i piedi in consiglio comunale, con la testa (anche) a Roma. Stefano Parisi è tornato ieri a Palazzo Marino dopo aver incassato dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi lunedì sera ad Arcore l'incarico di ricostruire il partito e un nuovo modello di centrodestra. Liberale e moderato. Un'investitura ufficiale, mal digerita da un pezzo del partito, anche tra qualcuno degli esponenti che siedono accanto a Parisi in Comune e lo hanno supportato nella campagna elettorale contro Beppe Sala. Fredda era stata la reazione già la scorsa settimana di Mariastella Gelmini, la coordinarrice regionale azzurra che è stata capolista alle Comunali ed è rimasta come lui in aula. Tiepido anche l'ex capogruppo Pietro Tatarella. E i leghisti che già non riconoscevano volentieri il suo ruolo di capo dell'opposizione potrebbero smarcarsi ora dalle sue posizioni sul governo cittadino. Era assente ieri un altro consigliere big, il segretario nazionale della Carroccio Matteo Salvini, ma a distanza dai microfoni di Radio Padania ha chiarito: «Io Parisi l'ho conosciuto come candidato sindaco di Milano e vabbè, il sindaco deve far funzionare le strade. Altro paio di maniche è riproporre a livello nazionale un'alleanza, una marmellata, un fritto misto che a livello nazionale ha già dimostrato di non saper funzionare n passato. Io non ci sto. Se Parisi in qualche modo è il continuatore in Italia dell'asse Merkel-Bce-euro, con noi non avrà nulla a che fare, non avrà i nostro voti». Parisi toglie per un attimo la casacca del consigliere e indossa quella dell'aspirante leader nazionale. Nel cortile del Palazzo, a margine della seduta non risponde alle tv locali, ma con il Tg2 nazionale non si scompone per la bocciatura di Salvini: «Io ho ricevuto da Berlusconi l'incarico di scrivere un nuovo programma che serva a ricostruire una rotta chiara per una guida liberale moderata in Italia, alternativa a Renzi. Sono sbagliate anche le altre resistenze nei miei confronti».

Parisi non fa mancare anche in aula una frecciata a Beppe Sala e, per interposta persona, a Renzi. Il sindaco ha riferito i 4 punti su cui ha discusso con il premier durante la sua visita il 12 luglio in Comune, e su cui hanno stretto un patto: «Brexit. periferie, su cui anche questa sera ho una conference call con palazzo Chigi, città metropolitana, trasporti e infrastrutture». Dossier che vuole mettere a pnto entro ferragosto «per partire subito a settembre». Perisi ascolta e replcia: «Con il governo dovrebbe esserci un rapporto istituzionale e ordinato, evitando una subalternità che emerge da alcune tue parole ed espressioni usate sulla stampa». Sala nel discorso auspica fondi per le periferie, più incentivi ai privati per cambiare le caldaie e per la città metropolitana «evitando di arrivare ad agosto a pregare per mettere in sicurezza il bilancio». Prorogati intanto fino a fine settembre i contratti dei 38 precari in scadenza oggi. Qualcuno critica Sala per la eccessiva sintesi. La Gelmini ironizza: «Capisco che abbia usato poche parole, siamo abituati alle sparate di Renzi, a cui poi non seguono i fatti». Gianluca Corrado (5 Stelle) auspica «più concretezza, non si occupi solo della Brexit ma dei topi all'Arco della Pace o del degrado in Porta Venezia».

E Sala dopo «non aver messo becco» per sua ammissione sul trasloco del Salone del Libro «per la delicatezza del rapporto con Torino» ora che la decisione c'è «a questo punto governiamola e vediamo di trasformarla in un'opportunità, vedrò la prossima settimana editori e fiera».

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