Cronaca locale

La passione di Previati Uno «scapigliato» devoto alla storia sacra

Al museo Diocesano fino al 20 maggio le opere del pittore, milanese di adozione

Francesca Amè

Tempo di Quaresima, anche al museo. Ed è la struggente pennellata fatta di filamenti, di squarci di luci e di rossi profondi di Gaetano Previati (1852-1920) a portare la Passione di Cristo al museo Diocesano di piazza Sant'Eustorgio da ieri fino al 20 maggio. La mostra è costruita su tre sole stanze, ma è di grande impatto come accade ogniqualvolta ci s'imbatte nei dipinti del pittore ferrarese di nascita e milanese d'adozione: vicino agli Scapigliati lombardi, eccellente nei ritratti e nei paesaggi, uomo d'indole profonda come dimostra il suo amore per i soggetti sacri e intimi (celeberrima la sua Maternità). Diverse sue opere appartengono alla collezione permanente della Galleria d'arte moderna ed è una di quelle firme che meriterebbe maggior fortuna con il grande pubblico.

L'occasione di una riscoperta può essere questa mostra quaresimale dove è esposta «La Via al Calvario», recentemente donata al museo Diocesano per il lascito testamentario di Nella Bolchini Bompani (il cui nonno era estimatore di Previati: un'altra bella storia di mecenatismo meneghino ottocentesco) e posta accanto a una seconda versione proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona: è un'ascesa al tempo stesso dolente e luminosa, il cui centro della scena è occupato dalle donne, Maria in particolare, che seguono il Cristo penitente.

I volti e i corpi femminili sono il tratto più significativo anche della Via Crucis realizzata tra il 1901 e il 1902: quattordici quadri, uno per ogni stazione, di proprietà della collezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani, eccezionalmente prestati al Diocesano di Milano, in una sorta di temporaneo «ritorno a casa» visto che il ciclo, recentemente restaurato anche nelle sue belle cornici originali, giunse a Roma come dono al Papa dell'industriale lombardo Fabio Ponti.

Trattandosi di una Via Crucis, è scontato che il soggetto principale sia la Passione di Cristo tuttavia Previati riesce, con quella punta di rosso così profonda e l'attenzione ai dettagli dei volti, con quello struggente scambio di sguardi tra Gesù e Maria, a uscire dal rigido canone devozionale tanto in voga all'epoca.

Il lavoro è frutto di un processo che richiese al pittore pazienza, dedizione e non poche esitazioni: ha il suo culmine nella quarta stazione, con gli occhi di Gesù, velati di sofferenza, che incontrano quelli della madre. Fatto non secondario: la stragrande maggioranza delle Vie Crucis che vediamo in giro sono eseguite dagli artisti sotto committenza e per uno spazio specifico mentre questa di Gaetano Previati non lo è.

Segno, questo, dei tormenti interiori del pittore che smetterà di dipingere dopo la morte della moglie e del figlio, ritirandosi in Liguria in solitudine e del gratuito desiderio di mettere su tela una riflessione universale sul dolore umano.

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