Cronaca locale

Pd, scissionisti flop in città. E Renzi si aggrappa a Milano

Partito nel caos, Majorino resta: «Battaglia ma dentro» L'ex premier in trincea cita a modello i suoi fedelissimi

Pd, scissionisti flop in città. E Renzi si aggrappa a Milano

«Alla fine perderemo tutti ma forse è questo il nostro destino». Suona apocalittica e profetica la previsione di Onorio Rosati, ex segretario della Cgil.

Matteo Renzi è in difficoltà ma la scissione di sinistra, se c'è, nasce fra tormenti e confusione. Col cerino in mano sono rimasti (ex) big che a Milano hanno ben poca presa. «Il Pd a Milano è in salute» dicono dall'entourage renziano. Lettura probabilmente ottimistica: l'entusiasmo è dovuto al pericolo scampato e al discorso di Renzi che ha citato il modello Milano, gratificando un antico fedelissimo come il sindaco di Cernusco Eugenio Comincini.

Una cosa è certa: Renzi a Milano resta debole, ma gli anti-renziani sono confusi e con le valigie in mano, al momento, sono in pochi. Sicuramente non i sei consiglieri comunali che i «rivoltosi» nei giorni scorsi millantavano di avere. Il partito assicura che non ci saranno defezioni in Comune. Ma anche fuori da Palazzo Marino non si muovono molte truppe. Nel week end più concitato della vita del Pd c'erano almeno due dirigenti piuttosto noti e importanti: l'ex coordinatore cittadino Francesco Laforgia e lo stesso Rosati, oggi consigliere regionale. Entrambi hanno mostrato di condividere le suggestioni laburiste e le nostalgie post-comuniste del governatore toscano Enrico Rossi. Ma, anche per loro, le prospettive sono tutt'altro che chiare.

Il grosso della minoranza interna si trova nella posizione di chi non è innamorato ma non rompe, minaccia di andarsene ma poi non se ne va. La politica è fatta anche di realismo e nessuno al momento pare disposto a imbarcarsi in avventure incerte e poco gratificanti. Resta dentro il Pd tutta l'area di sinistra che fa riferimento all'assessore Pierfrancesco Majorino. «Per me bisogna ancora provarci - ha detto ieri l'assessore - Con orgoglio e dicendo le cose come stanno, facendo una battaglia politica a viso aperto e con grande lealtà. Dentro il Pd, dove alimentare una storia di sinistra». Dovrebbero fare la stessa scelta nomi di un certo peso come il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè e Carlo Monguzzi e poi Diana De Marchi, Paola Bocci, David Gentili, Aldo Ugliano, Elena Buscemi. Ma stesso discorso vale anche per l'ex ministro Barbara Pollastrini o per i molti consiglieri municipali, a partire dalla presidente del Consiglio 6 Doris Zaccaria. Tutti più o meno vicini a sinistra interna, «sinistra dem» o ex civatiani.

Renziano resta il cuore della giunta: il vicesindaco Anna Scavuzzo e gli assessori Carmela Rozza, Pierfrancesco Maran, Marco Granelli. Renziano è il capogruppo Filippo Barberis. Renziano convinto il presidente del Municipio 6 Santo Minniti. E non certo «anti» gli altri presidenti, Fabio Arrigoni e Caterina Antola. Il sindaco, Beppe Sala, temendo ripercussioni su Palazzo Marino si tiene defilato. Si è già abbondantemente verificato in campagna elettorale che il suo «renzismo» è stato effimero e pragmatico.

E oggi Sala tiene più alla vita del governo Gentiloni che alle sorti di Renzi stesso.

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