Cronaca locale

Il Pd si mette il burqa Incontro a porte chiuse con la musulmana laica

L'evento sull'islam è riservato ai soli iscritti E Maryan Ismail: «Cosa c'è da nascondere?»

Un incontro «riservato» agli iscritti, inaccessibile agli altri, dunque. «A porte chiuse». Alla festa dell'Unità di Milano, allo scalo di Porta Romana, si parlerà di islam, ma in uno strano modo. Impaurito forse dalle polemiche recenti, timoroso che possano aprirsi nuove diatribe anche e soprattutto interne, il Pd di Milano ha deciso di affrontare il tema centri islamico, sì, ma ha pensato di farlo nel modo più discutibile: a luci spente, con un «incontro di formazione» a cui parteciperanno due relatori e tre «testimoni». I relatori sono l'esperto Umberto Tavolato e Ilda Curti, democratica, ex assessore comunale all'Integrazione con Piero Fassino a Torino, di recente intervenuta nel dibattito sul «burkini» con una posizione che è stata condivisa anche dai vertici del Caim (il coordinamento dei centri islamici milanesi). I «testimoni» sono invece Patrizia Del Monte, Amid Di Stefano e Maryan Ismail.

Formula curiosa, quella concepita dal Pd. Pare che la segreteria del partito, rivolta agli iscritti, abbia giustificato la scelta con l'intenzione di affrontare il tema con «profondità» per offrire un punto di vista diverso da quella che considera «cattiva informazione».

La scelta, comunque, fa già discutere. Intanto, non è stato coinvolto il responsabile cultura del partito, Daniele Nahum, che pubblicamente aveva invitato il segretario del Pd cittadino, Pietro Bussolati, a dedicare un evento al tema dei centri islamici. Quello di Nahum oltretutto è un nome noto a Milano, oltre i confini dello schieramento di centrosinistra, anche perché è stato vicepresidente della Comunità ebraica. Ma Nahum - come altri - ha sempre criticato il piano del Comune, ricevendo in cambio gli attacchi della sinistra Pd. Lo stesso copione si è ripetuto pochi giorni fa, sulla poligamia, quando è stato il segretario in persona a polemizzare aspramente con lui, che ha rimproverato al partito di aver scelto un interlocutore sbagliato, ovvero il Caim. La critica che il Pd si trova ad affrontare è proprio questa. E nonostante tutti gli sforzi dei suoi vertici, pare difficile da confutare. È sulla base di questa critica, per esempio, che ha deciso di abbandonare il partito, dopo le Comunali, l'antropologa Maryan Ismail. Oggi colpisce lo spazio che le viene riservato all'evento di sabato. E colpisce il modo in cui Ismail ha risposto: «Io sono sempre per il dialogo - ha spiegato - dunque sarò educatamente fra i militanti e aspetterò il mio turno per portare la mia testimonianza, ma sarà una testimonianza e non un confronto». «Come pensa il Pd di confrontarsi con tutto l'islam? - chiede Ismail - Perché così? Cosa c'è da nascondere?».

Ismail è diventata un simbolo dell'islam laico, sufico, africano. E il Pd ha voluto invitarla. Per confinarla però in una lezione a porte chiuse. Lei, da parte sua, non accenna a voler smorzare la franchezza delle sue critiche, sul tema moschee: «Si continua a proporre quello che si vede dal 2011 - ha detto - Il vicesindaco Scavuzzo, dopo una mia richiesta, si è trincerata dietro il fatto che nel percorso verso la moschea parla con le comunità religiose e non etniche, in contraddizione con la scelta del ministro Alfano che mi ha chiamata come esponente della comunità somala». «Al sindaco - ha proseguito - chiedo se vuole continuare su questa vecchia linea. E se riproporrà un bando sulla falsariga di quello dell'altra volta». «Alla festa ci sarò, da donna di sinistra - ha garantito - ma oggi sono felice di collaborare anche con Parisi perché ha compreso che il tema è universale e trasversale. Ha capito ciò che il mio ex partito non ha compreso, che il tema è di tutti». Intanto - ha annunciato - vigilerò sui passaggio che faranno in Comune. Il punto è l'islam politico nelle istituzioni».

AlGia

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