Cronaca locale

Piazza Bernini, la guerra dei box Via al ricorso contro il Comune

Piazza Bernini, la guerra dei box Via al ricorso contro il Comune

Faranno ricorso contro la decisione, a loro dire assurda, del Comune che a fine giugno ha revocato il permesso di costruire un silos in piazza Bernini dopo aver concesso il via ai lavori solo poco tempo prima. Loro sono i soci della cooperativa Città Studi Nuova protagonisti, loro malgrado, di uno dei più repentini cambi di indirizzo sul piano parcheggi, la cui revisione, caldeggiata dalla giunta Pisapia, ha già portato alla cancellazione di diciassette siti.
Bernini è l'ultimo casus belli: uno stop che sa di vera beffa per i sessantasei assegnatari dei box che hanno già versato acconti fra i 9 e i 13.500 euro per un posto auto. Poiché a costruire è una coop e non un'impresa, a chi si dimostra interessato ad un box viene chiesto di diventare socio assegnatario: vuol dire che il capitale stesso di chi costruisce è formato in buona parte dagli acconti di chi vorrà comprare. Quindi, in caso di rescissione o stop, se in cassa non ci sono soldi, il rimborso resta un miraggio.
«Ci sentiamo degli ectoplasmi, inascoltati - scrive il capofila della lettera dei sessantasei soci assegnatari -. Le nostre famiglie hanno sborsato in media 11mila euro, ma se per noi fossero bazzecole, avremmo già acquistato un box senza attendere garage a prezzi calmierati sotto la garanzia del Comune». In effetti il prezzo medio per un posto auto in piazza Bernini, con la convenzione del Comune, ammontava a 24mila euro, un affare rispetto al mercato di Zona 3. Oggi sarebbe molto di più, ma si rischia di non saperlo mai dato che a Bernini si sfiora l'assurdo: la prima idea di silos risale al 1985, il cantiere - storia triste e comune a Milano - apre però solo nel 2007, ma già nel 2008 diversi illeciti da parte dei costruttori portano i sigilli della magistratura. Le sottoscrizioni si fermano quando l'intero fondo cassa, circa 800mila euro, è stato prosciugato dai lavori preliminari. Per ripartire alla cooperativa vengono imposte regole ferree: produrre documentazione finalmente regolare, modificare parte del progetto, ma soprattutto smarcarsi dai vertici indagati della cooperativa SoInSo, nel cui universo opera la Città Studi Nuovi.
La coop ha in carico anche il progetto di un silos a largo Rio de Janeiro: anche in quel caso sono sessantotto le famiglie ad aver già sborsato l'acconto per diventare proprietarie di un box. Per loro, cofirmatari della missiva che accompagnerà il ricorso dei costruttori, l'attesa sarebbe stata più lunga, ma la speranza di vedere aprire anche quel cantiere non era ancora tramontata. Il Comune, infatti, a gennaio aveva sbloccato Bernini, recependo i mea culpa, il nuovo progetto e la «pulizia» all'interno della coop, garantendo che, se tutto fosse filato liscio, il via libera a Rio sarebbe seguito di li a poco. A marzo era arrivato il via libera per Benini, a maggio erano arrivate le ruspe. Poi il tracollo.
Il «peccato originale» sarebbe stata una riunione della coop in cui sarebbero ricomparsi alcuni degli indagati. «Questioni di passaggio di consegne», avevano spiegato i costruttori. Ma Palazzo Marino non ha gradito e ha revocato la licenza. Ora i costruttori hanno deciso di fare ricorso, basandosi sia sull'assurdo amministrativo di una «fiducia» durata appena ventuno giorni - tanto è stato concretamente aperto il cantiere - sia sul piano umano dei 134 soci di Bernini e Rio che temono di non rivedere un soldo.
«Chiederemo di riavere il permesso - spiegano dalla coop -, o in subordine un risarcimento». La mossa non sorprende il Comune: «Leggeremo le motivazioni del ricorso e poi valuteremo».

Gli «ectoplasmi», però, provano ad alzare la voce.

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