Cronaca locale

Al Piccolo come sul lettino di Freud: Gifuni interpreta i sogni e lo psicanalista

Da domani la pièce più attesa del 2018, in programma fino all'11 marzo

Al Piccolo come sul lettino di Freud: Gifuni interpreta i sogni e lo psicanalista

Invece che in poltrona, al Piccolo Teatro Strehler sarà come stendersi sul lettino dello psicoanalista. Da domani all'11 marzo va in scena, in prima nazionale, la produzione di punta per il 2018 del celebre teatro milanese, o meglio d'Europa, diretto da Sergio Escobar: «Freud o l'interpretazione dei sogni», da Sigmund Freud, di Stefano Massini, con riduzione e adattamento di Federico Tiezzi (anche regista) e Fabrizio Sinisi.

Il professor Freud, uomo di cui è superfluo ricordare l'importanza rivoluzionaria, è interpretato da un magnifico Fabrizio Gifuni, attore capace di impadronirsi fino in fondo del personaggio, ridandogli vita. Intorno a Gifuni, ruota un cast di primissimo ordine, che non citiamo per esteso (spazio tiranno), limitandoci ai nomi di Elena Ghiaurov, Marco Foschi, Giovanni Franzoni, Sandra Toffolatti, Bruna Rossi, Debora Zuin. Lo spettacolo stesso è al centro di un sistema che porta il tema Sigmund Freud nel cuore del dibattito culturale milanese (per fortuna non ci sono soltanto le guerre elettorali). Il padre della psicoanalisi, scienza o pratica che somiglia a uno scandalo moderno, scrisse «L'interpretazione dei sogni» nel 1899, a Vienna, città che stava vivendo uno splendido periodo di fermento culturale (a ogni angolo c'erano scrittori, artisti, filosofi, musicisti, umoristi, dandy) che solo pochi anni dopo sarebbe stato registrato come tramonto di un mondo: la Cacania di Musil. Analizzare i sogni, cosa che gli uomini fanno fin dall'antichità (dai tempi di Artemidoro, per esempio), voleva dire, e vuol dire ancora oggi, gettare un fascio di luce per illuminare gli abissi interiori. Con il testo di Stefano Massini, e la cura registica di Tiezzi (che al Piccolo ha portato nel 2015 il Pirandello - altro indagatore d'anime - di «Questa sera si recita a soggetto», ottenendo meritatissimo successo), i sogni si svolgono sotto gli occhi degli spettatori, proposti da un «Freud dalla tormentata umanità», ovvero, ripetiamo, da un Gifuni in stato di grazia. La materia del sogno, viva e impalpabile, è una sorta di architettura psichica sulla quale nasce e prospera lo spettacolo. Dice Tiezzi, nel programma: «Le sedute di analisi sono incontri di box. Il nostro Freud è un uomo in crisi, in cerca di se stesso, che non ha risposte. È il turbamento di allora che gli attori, oggi, testimoniano al pubblico in sala». Massini va addirittura oltre, quando ricorda che «lo stesso Freud definiva la sua teoria onirica come una forma estremamente elaborata di drammaturgia: in comune con il teatro, i sogni hanno necessità di un'ampia gamma simbolica, per non parlare dell'utilizzo demistificante dell'ironia. Nell'ingranaggio dei sogni cogliamo il nucleo del linguaggio teatrale».

Lo spettacolo sarà accompagnato, nel mese e mezzo di programmazioni, da incontri e da una rassegna cinematografica, in modo da sottolineare la parentela stretta che lega grande schermo, teatro e inconscio.

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