Cronaca locale

Pisapia ha cacciato i militari e vuole arruolare i vigilantes

Per proteggere le 28mila case comunali passate a Mm Palazzo Marino pensa di usare le guardie private armate

Pisapia ha cacciato i militari e vuole arruolare i vigilantes

Carlo Maria Lomartire

Ormai è chiaro, la colpa è sempre di qualcun altro: di chi c'era prima, di chi si trova in un altro palazzo. Giuliano Pisapia e compagni governano Milano da tre anni e mezzo, da 42 mesi e di tutti i loro flop, dai problemi del bilancio con conseguente aumento delle tasse a quelli del trasporto urbano fino a quelli della sicurezza e alle occupazioni abusive delle case popolari, di tutte queste grane riescono a scaricare le responsabilità sempre sulle giunte precedenti o sulla Regione o sul governo. Sempre autoassolvendosi. Un comportamento che ricorda quello del ragazzino che dopo aver rotto un vetro con una pallonata se la dà a gambe incolpando un compagno. Un comportamento puerile la cui ultima prova documentale è l'intervista rilasciata da Pisapia all'amico Corriere della Sera, nella quale, in sostanza, dà all'Aler la responsabilità delle occupazioni abusive e criminali, come se la società della Regione disponesse di strutture per ordine pubblico in grado di fermare le decine di occupazioni che si verificano ogni settimana, impedendole o sgomberando dopo che sono avvenute. Come, insomma, se la legalità dovesse essere combattuta da chi la subisce e non dalle forze dell'ordine, magari attivate e dall'amministrazione locale. Ma ora che la gestione delle 30mila case popolari passerà a una società del Comune, assicura il sindaco, cambia tutto. Infatti «rinforzeremo la sorveglianza con gli istituti di vigilanza»: insomma vedremo gli un tempo esecrati vigilantes al Giambellino o allo Stadera o a San Siro. Ma come, quelli che non volevano più i militari per le strade, che hanno criminalizzato la semplice idea delle cosiddette «ronde» di cittadini, proprio quelli adesso arruolano squadre di vigilantes armati? Adesso dicono che «coinvolgeremo i comitati degli inquilini», che tanto somigliano alle «ronde»? E per di più negano, con spregiudicatezza quasi ammirevole, di aver chiuso a lungo un occhio sul fenomeno delle occupazioni abusive considerandolo un «reato sociale». E invece basta ricordare la formula compiacente e collusa di «occupazione per necessità», spesso utilizzata dalle parti della giunta arancione, basta tener conto dei rapporti fra il racket delle occupazioni e ambienti antagonisti e dei centri sociali spesso trattati da questa giunta con un occhio di riguardo. In un'intervista televisiva una dolente Chiara Bisconti, assessore (ma lei preferisce «assessora») al Benessere ha definito «proprio brutto» che si faccia della polemica politica su un problema tanto drammatico. Dimenticando le furibonde polemiche scatenate dalla sinistra contro le amministrazioni di centrodestra, da Gabriele Albertini a Letizia Moratti, a proposito di quasi tutto: dalla qualità dell'aria al numero degli alberi, dalle mense scolastiche all'impiego dei vigili urbani, dalla pavimentazione delle strade al traffico, sempre invocando il famosissimo «dialogo con i cittadini». E invece, secondo l'assessora, su una questione tanto acutamente politica come l'occupazione abusiva delle case popolari, su una questione che lede drammaticamente i sacrosanti diritti dei cittadini più deboli e indifesi - no, su questo non bisogna fare polemica politica. Quella polemica che invece Pisapia scatena sulle pagine del Corriere prendendosela, com'è sua abitudine, con «quegli altri», quelli c'erano prima. Fingendo di ignorare che a pretendere dagli organi competenti, a cominciare dai vigili, il rispetto della legalità sul territorio del Comune dovrebbe essere proprio il sindaco.

E pensare che di prediche sulla legalità da questa gente ne abbiamo sentite tante, ma quelle sì che spesso erano strumentali polemiche politiche.

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