Cronaca locale

Il ponte (d'oro) dell'Arabia all'Accademia della Scala

Sul tavolo del cda 7 milioni messi dal ministro saudita Il debutto con Pollini e poi altre tre serate al Piccolo

Piera Anna Franini

Al Teatro alla Scala, il Cda del 13 maggio discuterà anche del sì dell'Accademia scaligera alla collaborazione con l'Arabia Saudita, perché «sono in corso degli incontri ma non è ancora stato firmato un agreement», spiegano dall'Accademia. Breve riepilogo. Il 26 marzo, a una settimana dalla rinuncia del Teatro alla Scala alla donazione saudita di 22 milioni, l'Accademia dichiarò di accettare l'invito a collaborare con Riyad per la creazione di un conservatorio di musica avviando corsi di danza, coro, strumenti. Partenza il primo settembre, 7 i milioni posti sul piatto dal Ministro della Cultura dell'Arabia Saudita, 600 i fanciulli e fanciulle coinvolti. Il tutto venne deliberato dal cda dell'Accademia, presieduto da Alexander Pereira.

Bocche cucite in Accademia sui sette milioni (in cinque anni) di contribuzione saudita, e le modalità di erogazione. Se l'offerta del Ministro venisse riconfermata, si darebbe ossigeno a un bilancio pari a 7,6 milioni di euro e per il quale i Soci Fondatori (Starbucks e Intesa Sanpaolo le new entry) contribuiscono per il 25%, un 9% deriva da Fondi Europei e Regione Lombardia, mentre il 66% è frutto di sponsorizzazioni, erogazioni liberali, eventi e le stesse rette degli studenti che oscillano fra i 3mila e i 9.500 euro, mentre costa 15mila euro un master.

Il ponte Milano-Riyad ha fatto tanto clamore. Per la verità, l'Accademia non è nuova a operazioni del genere tanto che è stato istituito un dipartimento per la gestione dell'attività estera. Piace il modello Accademia, quel «saper fare» scaligero spendibile per startup, il caso appunto del conservatorio di Riyad, al momento inesistente, così come per la formazione continua del personale di istituzioni già mature. Con l'Opera di Astana è stato avviato un progetto di formazione tecnica, artistica e manageriale. In Colombia, nella Valle del Cauca, l'Accademia supporta l'istituto di danza classica Incolballet. S'è lavorato con teatri Rumeni, con l'Opera di Rio De Janeiro, sono appena terminate due sessioni di aggiornamento sulle tecniche di scenografia in Cile ed Uruguay. Un'attività parallela a quella della formazione milanese, che conta fra i prossimi appuntamenti i concerto dell'Orchestra dell'Accademia diretta da Zubin Mehta e Maurizio Pollini al pianoforte (7 maggio) e tre serate (dal 3 al 5 maggio) allo Strehler con la Scuola di Ballo Sono più di 40 i corsi messi in campo dall'Accademia, si va dal Tecnico del suono, a Totografo di scena, Mangement, Truccatore, Pianista accompagnatore. Ma è la danza a fare la parte della leonessa, anche dimostrato dai costi che incidono sul 30% del bilancio. Del resto, l'Accademia nasceva sulle punte, in epoca asburgica. Da oltre 200 anni si formano ballerini che in gran parte vengono assorbiti dal teatro stesso. Qui nacque Roberto Bolle, Jacopo Tissi ora al Bolshoi.

E Alessandra Ferri che ha appena festeggiato il suo ritorno milanese con il balletto Wolf Works di Wayne McGregor «Mi sono sentita a casa, ho avvertito che l'intero teatro era partecipe» ha confessato aprendo la serata di gala organizzata dalla Fondazione Milano per la Scala, storica sostenitrice dell'Accademia di Ballo.

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