Cronaca locale

Poroshenko attacca: "È guerra vera con Mosca"

Il presidente ucraino ritiene che il conflitto sia contro la Russia e non contro i separatisti. Il Cremlino: "È in guerra contro i suoi stessi cittadini"

Poroshenko attacca: "È guerra vera con Mosca"

L'accordo di Minsk, è il caso di dirlo, non trova pace. Sulla carta le operazioni militari nei territori contesi tra Ucraina e ribelli filorussi dovrebbero essere sospese, nella realtà non è propriamente così. Il conflitto ucraino è ancora vivo, sebbene vi sia meno attenzione mediatica di qualche mese fa. Le Nazioni Unite hanno contato 6.000 morti dall'aprile del 2014.

Ma oggi le dichiarazioni di Petro Poroshenko rilasciate alla Bbc aprono un nuovo scenario, inquietante: "Posso essere assolutamente chiaro. Non è una lotta contro i separatisti appoggiati da Mosca, è una vera guerra con la Russia". Una esplicita dichiarazione di guerra, quando gli accordi di Minsk, voluti da Germania e Francia e accettati con poco entusiasmo dalle parti in causa, si tengono in piedi sul debole filo della diplomazia. L'ha ripetuto spesso anche Angela Merkel che la pace in Ucraina è troppo esile per dare la certezza che possa essere duratura. La paura, infatti, cresce con l'avvicinarsi dell'estate, quando le rivendicazioni dei separatisti del Donbass e dei territori del Lugansk potrebbero tornare a farsi sentire più forti, rinvigoriti dalla conquista dello snodo ferroviario di Debaltseve.

Quanto sta accadendo nelle ultime ore non lascia molto spazio ai dubbi: la guerra in Ucraina continuerà, con Mosca e Kiev intente a rinfacciarsi le rispettive responsabilità. Ma le parole del presidente ucraino potrebbero acuire ancor più lo scontro. "Il fatto che abbiamo catturato soldati delle forze speciali russe è una prova decisiva" che la Russia stia partecipando al conflitto, ha detto Poroshenko. Ma anche Mosca ritiene che dietro il governo nazionalista ucraino ci sia l'influenza straniera, ed è per questo che il ministro degli Esteri Sergiei Lavrov si è rivolto agli Usa (e non a Kiev) per far giungere la risposta del Cremlino: "Gli Stati Uniti - ha dichiarato Lavrov - partecipano da sempre agli affari ucraini, ma non sempre in modo costruttivo. Speriamo che alla luce dei risultati dei colloqui di Sochi, Washinton userà la sua influenza notevole sulle autorità di Kiev per trattenerle da nuove avventure militari. Gli Usa - ha concluso - inducano Kiev al rispetto degli accordi di Minsk". Per Poroshenko, invece, solo una battuta del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: "L'Ucraina non è in guerra con la Russia ma con i suoi stessi cittadini, i cittadini dell'Ucraina che vengono bombardati e muoiono".

Sempre in giornata si è svolto un altro botta e risposta tra i due Paesi. Il segretario del servizio nazionale di sicurezza Ucraino, Oleksandr Turchynov ha affermato che Kiev non esclude di avviare consultazioni sul dispiegamento di elementi di difesa missilistica sul suo territorio. "Se questo significa che l'Ucraina intende schierare missili Usa sul suo territorio, ovviamente questo può essere interpretato solo negativamente, in quanto rappresenterà una minaccia per la Federazione russa" ha dichiarato Peskov. Nel caso lo scenario si verificasse, ha aggiunto, Mosca dovrà "prendere adeguate misure di risposta per garantire la propria sicurezza".

Quello che ha detto oggi Kiev è ben più grave e diretto di quanto fatto in passato. Dichiarare una guerra in corso con Putin e aprire ai missili Usa nel proprio territorio è una sfida rischiosa alla diplomazia russa. "Penso che dobbiamo essere pronti", ha concluso Poroshenko. Pronti a riprendere il conflitto.

Gli accordi di Minsk sembrano sciogliersi con sole dell'estate.

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