Cronaca locale

Il primario contrattacca: «Non sono un mostro E ho fatto beneficenza»

La difesa di Confalonieri ieri davanti al gip. «No all'uso mediatico delle intercettazioni»

Cristina Bassi

Il femore di un'anziana rotto per «allenarsi»? Risponde Norberto Confalonieri: «La frase incriminata dell'intercettazione è mal interpretata. Non ho rotto il femore apposta per allenarmi ma si è rotto nell'impiantare la protesi». Ancora: «Allenarmi è un vocabolo goliardico, non professionale, da intercettazione, in realtà stavo perfezionando la tecnica operatoria». Il primario di Ortopedia e Traumatologia del Cto-Gaetano Pini è ai domiciliari da giovedì scorso per le accuse di corruzione, turbativa d'asta e lesioni personali. Ieri si è presentato con il difensore, l'avvocato Ivana Anomali, davanti al gip Teresa De Pascale per l'interrogatorio di garanzia. «Mi avete distrutto», ha detto Confalonieri ai giornalisti che lo hanno avvicinato dopo il colloquio durato oltre due ore. Con il chirurgo sono indagate altre cinque persone.

Confalonieri, come ha spiegato il suo legale, ha risposto a tutte le domande del giudice e ha respinto ogni accusa. «È un luminare - afferma Anomali -, vi ricordo che il professor Confalonieri è tra i cento migliori chirurghi ortopedici del mondo». Il difensore contesta l'uso «mediatico» delle intercettazioni agli atti: «Non bisogna fermarsi alle tre righe evidenziate dalla Procura in neretto, ma bisognerebbe leggere tutta la conversazione».

Il primario ha anche depositato una memoria per difendersi dalle contestazioni. «Non sono un mostro - scrive Confalonieri - né un money maker». Poi l'elenco delle proprie attività disinteressate o a fin di bene: «Ho aperto un ambulatorio al Cto con il Servizio sanitario nazionale per i pazienti meno abbienti e visito circa trenta persone a settimana (...). Organizzo manifestazioni di beneficenza ogni anno, distribuendo fondi a tutte le associazioni più importanti». I pm Eugenio Fusco e Letizia Mannella accusano il chirurgo di aver impiantato protesi di due multinazionali, la Johnson & Johnson e la B.Braun, in cambio di denaro, viaggi, consulenze. «È prassi comune e tutti i miei colleghi - si difende il medico - che vengano sponsorizzate le spese per i congressi (...). L'attività scientifica di promozione, aggiornamento e divulgazione è sostenuta, in Italia, dalle ditte private». La reazione all'accusa di aver «truccato» le liste d'attesa per favorire la propria attività privata: «Di nuovo chiacchiere da bar (le frasi intercettate sui metodi per dirottare i pazienti, ndr) - spiega Confalonieri -, goliardiche e mi scuso (...). Non ho bisogno di gonfiare la lista d'attesa (...), le mie liste operatorie al Cto sono sempre piene». I casi di presunte lesioni? «Complessi e problematici», per il primario. E la paziente disabile che morì dopo l'intervento: «Altro caso difficile e umano - si legge ancora nella memoria - (...). Non dimenticherò mai i suoi occhi (...). L'intervento fu quasi incruento, del tutto estraneo alla causa della morte». Infine l'appello: «Spero che mi si conceda la possibilità di poter lavorare ancora, per chi crede in me (ho un memory book delle testimonianze di gratitudine dei miei pazienti, spesso 5 centimetri).

È la mia vita, non ho altri sostentamenti per la mia famiglia e sto operando per il bene dei pazienti e della società».

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