Cronaca locale

Primo match tra i 7 sfidanti su profughi, sanità e lavoro

Per ora tra i candidati governatori vince il fair play. Kermesse di Berlusconi il 25 al teatro Manzoni

Primo match tra i 7 sfidanti su profughi, sanità e lavoro

Immigrazione, sanità, lavoro. Sono i temi che scaldano (poco) il primo confronto tv tra i 7 candidati alla presidenza della Regione. La tribuna organizzata ieri in Rai ha tempi serrati: tre giri di domande, un minuto a testa per rispondere, appello finale per convincere gli indecisi. Nessun affondo o diritto di replica tra gli sfidanti. Poco pepe insomma, trionfa il fair play. Parte Angela De Rosa di Casapound, unica donna in campo, jeans e giacca blu, indica tra le criticità della Regione l'emergenza abitativa, il sistema dei trasporti, il lavoro indicato come la grande priorità da tutti i candidati. Promette di dirottare sui servizi sociali i fondi nazionali destinati all'accoglienza, «il governo ha speso troppi soldi degli italiani per gli immigrati» e la Lombardia «è diventata il più grande centro profughi del Paese». La palla passa al Pd Giorgio Gori (nella foto la stretta di mano con Fontana). Il suo slogan è «fare meglio» e pensa prima di tutto a lavoro («bisogna favorire l'incontro tra domanda e offerta»), ambiente («non bastano divieti antismog») e trasporto pubblico («disservizi quotidiani sui treni»). Quando riprende la parola per parlare di sanità ammette che in Lombardia «abbiamo buoni ospedali» ma «il modello funziona se non si tagliano risorse al pubblico per favorire il privato e non si ospedalizza la sanità territoriale. Bisogna formare più medici di famiglia e specialisti o in futuro avremo un deficit». Sull'immigrazione accusa la giunta Maroni di aver fatto «propaganda lasciando soli i Comuni, la Regione deve fare regia, garantire ai profughi istruzione, avviamento al lavoro». Nell'appello finale invita a «cambiare pagina dopo 23 anni di centrodestra». Difende la continuità con il «buongoverno di Maroni» ovviamente lo sfidante del centrodestra Attilio Fontana, che punta a fare progressi sulla semplificazione nei rapporti tra regione e cittadini («bisogna sburocratizzare, facilitare l'accesso ai bandi»), sicurezza («anche se il governatore non ha competenza diretta») e lavoro, ricordando che «in 5 anni le scuole di formazione hanno creato 200mila posti per i giovani». Difende la recente riforma sanitaria, «quando sarà a regime porterà benefici» ma sul tema serve «più autonomia, l'impossibilità di assumere medici e infermieri deriva da vincoli nazionali». Sulla questione profughi denuncia la «mancanza di strategia del governo, i 100mila che in Lombardia non hanno ottenuto lo status girano come sbandati per le strade». Nell'agenda del 5 Stelle Dario Violi ci sono fondi per le piccole e medie imprese, un piano straordinario per i trasporti pubblici, l'abbattimento delle liste d'attesa negli ospedali. Sui profughi «in Germania e Francia i tempi per valutare lo status sono di 3/6 mesi qui restano 36 mesi parcheggiati nei centri». Massimo Gatti (Sinistra per la Lombardia) vorrebbe «revocare le delibere sulla sanità che portano a privatizzare anche i medici di base» e «trasferire fondi dalle autostrade alle ferrovie». Per Giulio Arrighini (Grande Nord) le priorità sono impresa, immigrazione e istruzione. Vuole «abbattere l'Irap riducendo da 80 a 12 il numero dei consiglieri» e definisce la Lombardia «una colonia che non può più accogliere immigrati, ci sono un milione di lombardi vicini alla povertà». Il suo sarà «il sindacato del nord, difenderà economia e diritti dei lombardi». Onorio Rosati ricorda che Leu è nata per «dare risposte agli elettori che sinistra che non si riconoscono più nel Pd». É «contro la Bossi-Fini e il decreto Minniti» e per una Regione «attiva nella gestione dell'accoglienza diffusa, inserendo anche i migranti nei lavori utili».

Intanto si annuncia un derby del centrodestra a Milano con il segretario della Lega Matteo Salvini, in piazza Duomo sabato 24, e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi al teatro Manzoni il 25.

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