Cronaca locale

Processo fermo per malattia. Visita fiscale all'avvocato

Impedimento per indisposizione: 4 udienze bloccate Il giudice invia i medici e chiama il difensore d'ufficio

Processo fermo per malattia. Visita fiscale all'avvocato

La malattia di Domenico Aiello, difensore di Roberto Maroni, che da quattro udienze paralizza il processo al governatore della Lombardia, non è una malattia immaginaria, un barbatrucco escogitato per ostacolare la giustizia: a dirlo ieri mattina sono i medici fiscali che l'altroieri, con una mossa senza precedenti, il giudice Maria Teresa Guadagnino ha inviato a casa dell'avvocato. I medici fiscali hanno verificato che la patologia di Aiello è esattamente quella indicata nei certificati inviati al tribunale.

Eppure il processo va avanti: con Aiello o senza di lui. A Maroni viene nominato un difensore d'ufficio, che ieri si precipita in aula trafelato, nulla sapendo del contenuto del processo. Sarà lui, alla prossima udienza (18 maggio) a difendere Maroni in un passaggio delicato, l'interrogatorio del testimone chiave Roberto Arditti: il braccio destro di Sala che diede l'okay a imbarcare nella missione Expo a Tokio anche Maria Grazia Paturzo, l'amica di Maroni.

Il processo va avanti anche senza Aiello perché sia i giudici che il pubblico ministero Eugenio Fusco hanno spiegato chiaramente di considerare la malattia dell'avvocato un modo per tirare in lungo. Fusco ieri in aula: «Questa è una cosa inaudita», «in venticinque anni non ho mai visto niente del genere», «bisogna tutelarsi dagli stratagemmi e dagli escamotage», «bisogna chiedersi il cui prodest». E il cui prodest, spiega Fusco, porta direttamente a Roberto Maroni.

Tecnicamente, tribunale e pm basano la loro decisione di andare avanti su una sentenza delle sezioni unite della Cassazione secondo cui il «legittimo impedimento» del difensore, per venire accolto non deve essere solo reale, ma anche «improvviso ed imprevedibile». E la lombosciatalgia che affligge Aiello è tutto tranne che imprevedibile, visto che si trascina ormai da mesi. Era dovere dell'avvocato nominare per tempo un sostituto, dice il tribunale. E non avendolo fatto, si va avanti col difensore d'ufficio.

Questi i dettagli tecnici. La sostanza è che il processo al presidente della Regione si sta trasformando in uno scontro che, al confronto, fa somigliare i processi a Berlusconi a una chiacchierata tra amici. Alla fine dell'udienza di ieri Aiello rincara, «dopo l'esito della visita fiscale non ho sentito né scuse né mea culpa», e accusa il pm Fusco di essere «preoccupato ossessivamente» dalle elezioni regionali.

Ma quale potrebbe essere l'obiettivo di un ostruzionismo? La prescrizione è irraggiungibile; quasi impossibile tirare le udienze così in lungo da permettere a Maroni di concludere il suo mandato, a marzo dell'anno prossimo, prima della sentenza; così l'unico vantaggio a portata del governatore potrebbe essere quello di scavallare l'estate, e incassare così la sentenza in autunno o addirittura in inverno, diluendone così gli effetti nel bailamme della campagna elettorale già praticamente in corso.

Certo, questo scenario presuppone che Maroni dia per scontata una sentenza di condanna, nonostante si sia sempre proclamato innocente. Per l'accusa di turbata libertà del contraente, relativa all'assunzione in Expo di Mara Carluccio, la Procura è convinta di avere già dimostrato a sufficienza la colpevolezza del governatore.

Sull'accusa di induzione (che in caso di condanna farebbe decadere Maroni dalla carica, ma lo lascerebbe libero di candidarsi al parlamento) la battaglia tra accusa e difesa è più aperta: anche se di certo Maroni non sta facendo nulla per ingraziarsi i giudici che dovranno pronunciare la sentenza.

Commenti