Cronaca locale

Pubblicate le graduatorie per la casa Tra i primi 300 nomi, 207 stranieri

Sardone: «Due alloggi popolari su 3 a immigrati, più controlli»

Ebrahim, Adli, Josè Helcules. Sono i primi tre nomi nella nuova graduatoria aggiornata per l'assegnazione degli alloggi popolati a Milano, appena pubblicata dal Comune. E «non fa altro che confermare il welfare anti italiano tanto caro alla sinistra» tuona la consigliera comunale e regionale del gruppo misto Silvia Sardone. Sottolinea che tra i primi trecento nominativi di persone in lista per ottenere una casa popolare, ben 207 sono di origine straniera. «Praticamente due su tre finiscono a immigrati» accusa. La percentuale di stranieri in città è intorno al 19 per cento. «Scorrendo la lista - continua Sardone sembra di essere in Nordafrica o in Sudamerica, non certo a Milano: i cognomi italiani sono la netta minoranza e purtroppo sarà sempre così finché non verranno adottati correttivi ai bandi. Per evitare che ci siano tali sproporzioni sarebbero necessari maggiori controlli sulle dichiarazioni e le autocertificazioni presentate da chi vuole entrare in graduatoria, così come fanno Comuni limitrofi come Sesto San Giovanni. il sindaco Sala e l'assessore al Welfare Majorino marciano contro il razzismo ma continuano a dimenticarsi che i primi a discriminare (in questo caso gli italiani) sono proprio loro».

La consigliera di centrodestra non si ferma al caso degli alloggi Erp. «Lo squilibrio evidente in questa graduatoria - spiega - va ovviamente a sommarsi ad altri aiuti economici a misura di straniero come la Bebè Card, il sostegno al reddito, il reddito di inclusione, l'esenzione mensa, le borse lavoro. È davvero sconcertante apprendere ogni volta cifre che penalizzano gli italiani». Gli italiani «sono costretti ad aspettare anni la casa e a vedersi puntualmente scavalcare da immigrati. A questo si aggiungono le occupazioni abusive di case popolari che hanno quasi sempre come protagonisti stranieri spalleggiati dai centri sociali. Non è normale che chi paga le tasse da una vita si veda superare da chi è arrivato da qualche mese.

Non è razzismo ma buonsenso».

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