Cronaca locale

Quando i numeri contraddicono i timori di Milano (e il buonsenso)

Quando i numeri contraddicono i timori di Milano (e il buonsenso)

Basta con i numeri. E basta anche con la sociologia a buon mercato. Ogni volta che a Milano si verifica un fatto di sangue come la follia di Kabobo in via Belloveso o una rapina eclatante come quella di ieri in via della Spiga il dibattito si infiamma. E un po' si danno i numeri. Che però ormai abbiamo imparato che non sono verità assolute, perché ognuno li utilizza a seconda di ciò che vuole dimostrare. Per il suo comodo, insomma. Così i reati possono aumentare o calare, le statistiche diventare più o meno amiche, le percentuali possono essere più o meno interpretate.

Ma il problema della sicurezza a Milano resta e purtroppo non si può quantificare con i numeri. O meglio, non solo. Quando si muore e si spara per strada la gente dei numeri non sa che farsene. Un poveretto a cui svaligiano la casa mentre sta dormendo non si consola sapendo che rispetto al 2012 i colpi sono scesi di qualche punto percentuale. Stesso, identico discorso vale per la nonnina scippata per i gioiellieri rapinati o per le donne che subiscono violenze. Si sono mai chiesti il sindaco e la sua giunta perchè a Milano dopo una certa ora nei parchi non si vedono ragazze fare jogging? La risposta è semplice, ma non è nei numeri. Non corrono perché hanno paura di essere aggredite e chissenegrega se gli stupri sono aumentati o calati nell'ultimo semestre. E i numeri valgono poco quando si va in metrò dopo una certa senza sentirsi tranquilli.

Ancor meno vale lo sociologia, dove la sinistra sale in cattedra. C'è sempre una spiegazione per qualsiasi cosa succeda. I reati? Episodi legati a forme di criminalità endemica e non controllabile. Forme di devianza ineliminabili nella grandi città. Perfetto, può essere. Ma ci sarà un rimedio o bisogna arrendersi? E' ovvio che una grande città dove non ci siano reati e criminali è un'utopia. Però al di là di dibattiti su numeri, teorie, origini delle devianze ed altre ipotesi da studio qualcosa si può e si dovrebbe fare.

Lasciamo stare i militari che questa giunta per motivi ideologici non vuole e non arriveranno: «Milano non è Beirut» hanno detto e ripetuto da sinistra quindi nelle strade meglio centinaia di abusivi che ti vendono di tutto che non una pattuglia in mimetica su una jeep. Punti di vista. Però tollerare tutto, dalla clandestinità agli accampamenti delle periferie è una deriva rischiosa. E non perchè ci siano persone che più di altre abbiano predisposizione a delinquere ma perchè chi vive di stenti e di disperazione prima o poi perde la testa. Non serve la sociologia ma azioni concrete.

E soprattutto non è un fatto di numeri.

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