Cronaca locale

Quegli scatti che scuotono le coscienze A Lodi torna il festival di "Fotografia etica"

Fino al 27 in mostra in tutta la città i reportage fotografici dal mondo

Quegli scatti che scuotono le coscienze A Lodi torna il festival di "Fotografia etica"

Dieci anni sono un bel traguardo. Alberto Prina ne è consapevole, e non smette di benedire l'idea che gli venne nel 2008, insieme con Aldo Mendichi. Erano stati in Francia, a Visa Pour l'Image, a Perpignan. Mentre si godevano le mostre di fotografia là ospitate, fu un attimo immaginare che anche Lodi, la loro città, potesse diventare un luogo della fotografia, un «hub» accogliente fatto di antichi palazzi, chiese sconsacrate, piazze storiche e campanili festanti. Così nacque, con impegno e ovvie difficoltà, il Festival della Fotografia Etica, ossia delle immagini che parlano agli esseri umani per scuotere le coscienze, raccontando le ferite del mondo. Temi purtroppo di frequente ignorati, per dare spazio a fotografie di origine commerciale, belle per carità, ma senza una ragione etica. Prina e Mendichi scelsero la strada giusta: il Festival di Lodi (l'edizione numero 10 è in corso nei fine settimana, fino al 27 ottobre) è ormai una realtà consolidata, nelle agende di ogni professionista del settore e di molti italiani e stranieri che amano la fotografia come strumento culturale e giornalistico di denuncia. Quest'anno sono 50 i fotografi ospiti, 60 gli incontri, oltre 20 le mostre e le performance (come quella della fotografa polacca Monika Bulaj, che si tiene al Teatro delle Vigne). In sette luoghi diversi, perché la kermesse è un festival diffuso, che permette di scoprire una città vicinissima a Milano, ma al centro di un comprensorio agricolo basato su riso e allevamenti (da cui il Grana Padano che a Lodi si consuma anche sotto specie di «raspadura»). Dal 2011, il Festival organizza il World Report Award, premio che dà un aiuto concreto a chi pratica il reportage, nonostante sia un genere meno spendibile della moda e del food: sono 600 le candidature, arrivate da fotografi di 44 Paesi diversi e di tutti i continenti. In questa edizione, tra i vincitori delle 7 categorie che compongono il premio, e con le foto in mostra, ci sono: Darcy Padilla, con un reportage sui nativi americani della riserva di Pine Ridge, uno dei posti più desolati degli Stati Uniti, con la popolazione ai margini, distrutta dall'abuso di alcol; Senthil Kumaran Rajendran, con foto sul rapporto speciale tra le tigri e gli umani in India; Emile Ducke, con il reportage su un treno medico nelle solitudini della Siberia; Arne Piepke, sulla tradizione dei tiratori di fucile tedeschi, una delle tante incarnazioni della logica Dio, patria e famiglia; Giulia Frigieri, con una sorprendente fotografia sul surf in Iran. Ma, premi a parte, il bello di Lodi è lasciarsi catturare da immagini strazianti, tenere, curiose (l'albergo subacqueo di Nick Hannes), storiche (la guerra di mafia a Palermo, di Letizia Battaglia, ospite del festival), antropologiche (umani e terre della Basilicata, di Mariano Silletti, e i nomadi d'Asia di Bulaj).

L'anno scorso, il Festival ha venduto 17 mila biglietti.

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