Cronaca locale

Quelle collezioni di meraviglie tra l'arte e la scienza

Milano capitale delle «wunderkammer», alias camere delle meraviglie? Non vi è dubbio che il successo delle due mostre alle Gallerie d'Italia e al museo Poldi Pezzoli abbiano riacceso i riflettori sulle tematiche legate al collezionismo, alla filosofia, all'arte contemporanea e alla storia della scienza. Ad esse sono dedicate un ciclo di incontri e una rassegna cinematografica allo Spazio Oberdan e al Museo Interattivo del Cinema di Milano. Ma anche nella nostra città esplorare le case-laboratorio degli artisti è un'esperienza indimenticabile, dove vita e arte si fondono in un unico spazio in cui nascono opere effimere che rispecchiano il loro modo di sentire o di guardare il mondo, affascinanti perché sono altro dalla realtà.
Cominciamo il tour dalla centralissima via Solferino 56, dove lo scultore Gino Masciarelli (Chieti, 1940) vive e lavora dagli anni sessanta, tra oggetti di ogni tipo collezionati nel tempo, sculture che sembrano spiccare il volo. Le sue sculture, per lo più in bronzo, dalle forme aeree, in bilico tra astrazione e figurazione svettano nello spazio. Nel suo atelier tra i pavimenti black and white art déco, camino, pianoforte, compresa la cucina trasformata in un laboratorio di progettazione, idee e materiali si fondono, anche da una cena tra altri artisti e amici può nascere un progetto che prima o poi prenderà forma. In questo spazio qualsiasi oggetto, libro o reperto della quotidianità assume un valore estetico nel caos ordinato che lo caratterizza (www.ginomasciarelli.it). Proseguiamo nella zona Sarpi, in via Guercino 7, dove Ugo La Pietra (Bussi sul Tirino, Pescara,1938), artista, architetto, designer, ha fondato il suo archivio che raccoglie le opere documenti organizzati nelle diverse discipline: arte, architettura, design, arti applicate, didattica, editoria. Conoscere l'evoluzione della sua ricerca significa ripercorrere la storia di Milano degli anni '60 - 70, quando era una fucina del nuovo (www.ugolapietra.com ). Arriviamo in zona Porta Ludovica, in via Giovenale 7, dove Nino Mustica (Adrano, Catania, 1949), pittore e scultore tecno-futurista, vive e lavora in un open space vetrato irrorato di luce naturale, ricavato da un ex convento del '500, a pochi passi dai Navigli, in cui vita, ricerca e opere si fondono tra pezzi d'arredo di modernariato o firmati da importanti designer internazionali. Nel suo atelier si mescolano gli strumenti di lavoro, colori e computer con oggetti diversi recuperati qua e là nel tempo con un «vivaio» di cactus di diversa grandezza e di piante grasse che si integrano con la cucina. Poco distante, in piazza S.Eustorgio, al 4, vive Evelina Schaz, nata a Odessa, pendolare tra Mosca e Milano, età indefinibile dal fascino ammaliante senza tempo, poetessa, saggista, storico e critico d'arte, mediatrice culturale tra Russia e Italia, e dagli anni '90 produce arti plastiche. Viso dall'incarnato lunare, capelli rosso-fuoco e sguardo verde-grigio di ghiaccio: sembra un personaggio uscito da un racconto di Gogol, dal fascino senza tempo. L'intellettuale eccentrica vive in un minuscolo "suk" tra libri, immagini, dipinti paesaggistici del padre, cappelli, cumuli di oggetti che raccontano il suo nomadismo tra oriente e occidente. In Porta Romana, in via Orti 14, in una casa-condominio con cortile interno, tipica dell'edilizia popolare milanese, si trova il laboratorio della creatività di Manuela Carrano, arredata con oggetti, opere e affreschi murali da lei dipinti. L'artista varesina, poliedrica, inafferrabile, attiva dagli anni '90, sperimentatrice di nuove tecniche e materiali, è riconoscibile per opere che declinano il tema del rapporto tra artificio e natura, in cui il corpo, l'elemento vegetale, sono l'espressione delle metamorfosi. Inquietano le sue figure ibride tra animali e umani, surreali apparizioni oniriche, al limite del grottesco come espressione dell'idea di transitorietà per visualizzare in modo surreale le trasformazioni della natura le sue donne-scimmia. A ridosso della Bovisa, nel mezzo del quartiere industriale, in viale Lancetti 40, Fausta Squatriti (1941, Milano) vive e lavora in una casa-atelier invidiata da designer e architetti: poetessa, scultrice, ex editrice e pioniera dell'editoria d'arte negli anni '60, che ha incantato grandi artisti intellettuali del'900 per talento e bellezza. Concepita come una monumentale istallazione site-specific, questa casa luminosa grazie alla luce naturale filtrata dalle grandi vetrate in sostituzione alle pareti, trasuda del suo vissuto, in cui librerie ricolme di libri e cataloghi d'arte utilizzati per suddividere lo spazio è pensata sul modello di una villa romana in versione hight tech, con cortile interno. Chiude il tour negli atelier d'autore, quello di Francesco Radino (Bagno a Ripoli, 1947), in via Candiani 123 , poco distante dall'ex gasometro della Bovisa e il Campus Universitario del Politecnico, fotografo-contadino che ha ereditato l'azienda agricola di famiglia fondata in Toscana nel 1947.

Casa sua è magica, emana un fascino indescrivibile, dall'atmosfera campestre e industriale insieme, sospesa nel tempo, come la sua poetica suggestiva e immaginifica, nonché il suo amore per la natura dichiarato nelle immagini in bianco e nero di paesaggi urbani e naturali, tracce di vissuti, ombre che trasudano di umanità.

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