Cronaca locale

«Racconto Arturo Schwarz, una vita per l'arte»

Dopo una vita dedicata a tramandare l'opera del grande artista del '900 Joseph Beuys, la storica dell'arte Lucrezia de Domizio Durini ha reso onore alla figura del surrealista Arturo Schwarz, gallerista, editore, collezionista, saggista, scrittore, mecenate e poeta. Il suo libro «Arturo Schwarz, il coraggio della verità» (ed. Lindau) analizza la figura del gallerista, editore, collezionista, saggista, scrittore, mecenate e poeta. «Ho avvertito la necessità culturale di analizzare psicologicamente e umanamente un grande amico, uno tra i più singolari personaggi della cultura internazionale, l'uomo che ha attraversato due secoli nell'arte e nella società» dice la De Domizio che da anni ha lasciato la sua Milano per trasferirsi a Parigi dove continua l'attività critica. «Il Coraggio della Verità (dal sottotitolo Correlazioni empatiche) evidenzia - seppure in tempi e ruoli diversi - la nostra totale condivisione di idee e sentimenti in un mondo dominato dalla perdita di valori e da profonde divisioni». Nel suo libro Schwarz viene considerato uno degli ultimi grandi intellettuali dell'arte. «Al pari dei scomparsi amici Harald Szeemann e Pierre Restany, Schwarz è una personalità tanto singolare quanto emblematica di grande onestà culturale in ogni senso e in tutti i campi, la famosa “Utopia Concreta” già generosamente praticata per l'intera vita dal mio Maestro Joseph Beuys. Oggi purtroppo non esistono più veri intellettuali «leaders», ma persone compromesse che con la partitocrazia e il business che ha inquinato l'arte, senza un Pensiero e immersi nella globalizzazione e nel mercato del maggior offerente». Schwarz, Beuys, Restany, Szeemann, compagni di strada e un pezzo di storia e non solo dell'Arte... «Loro mi hanno insegnato che Arte e Vita sono un tutt'uno, di essere sempre me stessa con coraggio e onestà intellettuale, di amare il Tempo in quanto unica Verità dell'Uomo». Anche in questo caso, non mancano dure stoccate al cosiddetto sistema dell'arte. «Mi riferisco in particolare a quello italiano - è profondamente corrotto, compromesso eticamente ancor più della Politica, in quanto sotterraneo, silenzioso...». Una delle ragioni per cui ha abbandonato l'Italia. «Nopn amo più il mio Paese, un muro di gomma in cui abusi di potere, politica corrotta e il mercato giocano insieme alla roulette della nostra vita». Ma c'è ancora spazio per i veri artisti? «Finchè esisterà una sola pianta e un solo uomo sul pianeta Terra, i veri artisti avranno sempre un loro spazio che nel tempo diventerà eterno e incommensurabile. L'arte ha bisogno di tempi lunghissimi e sarà soltanto la Storia e una corretta revisione critica a dirci chi ha veramente diritto di farne parte». La De Domizio ha vissuto e operato per molti anni a Milano. Oggi la città, anche grazie ad Expo, è molto cambiata, forse potrebbe tornare... «Preferirei andare in Afganistan, in Irak, nei paesi più difficili da vivere, mai più in Italia». A Parigi continua a scrivere libri (il penultimo «Perchè», edito da Mondadori) e ad aiutare gli artisti. Ultimamente, è stata nominata curatrice della Sezione Arte Contemporanea della Biennale Arte & Industria 2016 a Labin in Croazia. «I croati sono molto attenti alla Cultura. Il Presidente della Biennale, Dean Zahtila, mi ha scritto più volte, è venuto a Parigi e al Forum di Bolognano per conoscere i luoghi in cui Beuys ha dedicato gli ultimi 15 anni della sua vita alla famosa Operazione Difesa della Natura.

Quella di Labin è una Biennale democratica e pedagogica, fatta per i cittadini e per coloro che non conoscono l'arte».

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