Cronaca locale

Il racket dei carrelli vale un tesoro

Incassano fino a 70 euro al giorno (cioè oltre 2mila euro al mese). In nero. Sono gli abusivi del carrello, stakanovisti no stop di Malpensa. Stranieri, extracomunitari e sempre più disoccupati italiani che si arrangiano con espedienti e che intercettano i turisti in arrivo all'aeroporto offrendosi di aiutarli con i bagagli in cambio di una mancia. E alla fine il lavoretto nasconde un vero e proprio business che si aggira, in base a una stima approssimativa, attorno ai 20-30mila euro al giorno per tutta la squadra di portabagagli.
I facchini abusivi nascono «in coda» a un problema: a Malpensa (a differenza di Linate) i carrelli per il trasporto bagagli sono a pagamento. Per averne uno chi sbarca agli «arrivi» e si piazza accanto al rullo del ritiro bagagli deve avere nel portafogli almeno una monetina da 2 euro: impresa dura per gli stranieri che non hanno ancora cambiato i soldi o per gli italiani che tornano dalle vacanze con in tasca solo pesos cubani, rupie indiane e lire turche. Quindi in tanti rinunciano. Per chi ha i trolley e le valigie con le rotelle non è un problema. Per chi invece deve ritirare pacchi, pacchettini e borse a tracolla di tutta la famiglia, il carrello è vitale. In mancanza d'altro che si fa? Si esce dall'aeroporto e ci si fa aiutare dal primo facchino che si avvicina. Abusivo o no, non importa, basta fare in fretta e arrivare a casa. Se in borsa si ha un biglietto da 5 euro, si allunga quello, crepi l'avarizia.
Gli abusivi si fanno trovare preparati: ognuno con il suo carrello. Ne raccattano uno in giro per l'aeroporto la mattina e non lo mollano più per tutto il giorno. Quel carrello frutta una fortuna. In giro, di carrellini abbandonati, se ne trovano parecchi. Soprattutto da un paio di anni: cioè da quando non è più possibile riavere indietro la monetina se si riconsegna il porta bagagli nell'apposito stallo. Insomma, il metodo «supermercato» non vale più. E ovviamente i passeggeri non sono incoraggiati a ritirare il carrello. Lo mollano lì, sul marciapiede vicino alla macchina o alla navetta e non ci pensano più. Fuori dallo scalo gli abusivi si sono inventati un lavoro che funziona. Tra di loro ci sono anche i nordafricani fuggiti dalla guerra in Libia e che, fino alla fine di febbraio, sono stati ospiti dell'hotel Cervo, a pochi passi dall'aeroporto, a Case Nuove. Disoccupati e ciondolanti tutto il giorno dal maggio del 2011, si sono arrangiati come hanno potuto, inventandosi un'occupazione. Tuttavia per loro (un gruppetto di 17 persone) ritagliarsi una nicchia in mezzo ai «veterani del carrello» non è stato semplice. Insomma, a Malpensa è partita una caccia all'ultimo cliente, una «concorrenza» spietata fino all'ultima valigia. «Non ospitiamo più i profughi dall'inizio dei marzo - spiegano alla reception dell'hotel Cervo - Ma sappiamo che alcuni di quei ragazzi bazzicano ancora da queste parti e, con espedienti e mance, intascano tra i 50 e i 70 euro al giorno». C'è da dire che con quella cifra possono perfino permettersi un appartamentino. Qualcuno dorme in aeroporto. Ma mai assieme agli amici: fare gruppo è pericoloso, si rischia di essere notati e cacciati via.

Da soli, è più facile passare inosservati.

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