Cronaca locale

Rapinavano i loro figli, presi grazie a Whatsapp

«Sicurezza partecipata»: i genitori incastrano banda che assaliva gli alunni delle scuole medie

Rapinavano i loro figli, presi grazie a Whatsapp

Cinque rapine, di cui tre tentate, nel giro di nove giorni (tra il 18 e il 26 settembre) sono i colpi per cui gli investigatori li inchiodano, anche se le denunce al commissariato Sempione aumentano con il passare delle ore. La cosa non turba affatto la coppia finita in manette, due giovani pregiudicati, un romeno ventenne e il complice italiano che di anni ne ha uno in meno. Al momento del fermo e messi davanti ai reati per cui sono accusati di rapina aggravata in concorso, entrambi si sono esibiti quasi in contemporanea, in una smorfia menefreghista per concludere con la frase sfrontata e raggelante: «E allora? Questo arresto ci farà da curriculum!». E giù una grassa risata.

Basta il loro atteggiamento a qualificare questi «bravi ragazzi». Abbandonati al loro destino persino dai genitori adottivi visto che preferivano vivere da balordi randagi e senza una dimora fissa. Nel loro mirino solo minorenni, tutti allievi delle scuole medie private di una delle zone residenziali più «in» della città: Fiera, Pagano e corso Vercelli, con una spiccata predilezione per l'area a ridosso di piazza Giulio Cesare e di City Life. Quindi via Belfiore, via Tiziano, via Veronese, via Emanuele Filiberto sono le strade in cui hanno colpito, via Cassiodoro quella dove sono stati catturati il 26 settembre.

Molto alti, minacciosi, con i capelli rasati ai lati e più lunghi sopra, i due giovani che la polizia definisce «cani sciolti», muniti di una borsa tracolla con doppio fondo, seguivano gli allievi dodicenni dei prestigiosi istituti all'uscita da scuola, quindi li bloccavano agli angoli delle strade, nelle vicinanze dei giardinetti, in posti appartati e poco frequentati. E spaventandoli a parole (solo in un caso pare abbiano utilizzato un bastone, ma senza utilizzarlo sulle povere vittime) s'impossessavano con la forza di costose scarpe da ginnastica, smartphone, denaro contante. Preferendo, tra i telefonini, quelli della marca «Huawey» agli Iphone che, seppur più costosi ed esteticamente appetibili, hanno però un valido sistema di rintraccio. Secondo gli investigatori dopo i colpi gli oggetti blindati sarebbero stati ricettati.

Non ci sono stati ragazzini feriti, ma in un caso, dopo essere stata rapinata, una delle giovanissime vittime si è così spaventata da dover ricorrere alle cure del più vicino pronto soccorso.

«C'è stata una grande collaborazione da parte dei genitori delle vittime che hanno creato tra loro e con noi una chat su Whatsapp e anche una segnalazione tramite YouPol (l'App della polizia di pensata per contrastare il fenomeno del bullismo e dello spaccio) - spiega la dirigente del commissariato Sempione di viale Certosa, Anna Laruccia - Sul profilo Facebook Zona Fiera, Pagano e Vercelli i due arrestati sono state anche fotografati dalla finestra di uno stabile, padri e madri si sono messi in comunicazione tra loro e con noi.

Si è trattato - conclude - di un vero e proprio lavoro di sicurezza partecipata».

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