Cronaca locale

Dalla Real Corte al Castello l'«orologiaro» batte 175 anni

I Gobbi erano stati i pupilli del Gran Duca di Modena Ora la sesta generazione ha festeggiato con 500 ospiti

Pamela Dell'Orto

C'era una volta una piccola bottega di orologi modenese. Il suo fondatore, Raimondo Gobbi, aveva tanto talento e competenza che Gran Duca di Modena lo insignì del titolo di «orologiaro della Real Corte». Mezzo secolo dopo, suo figlio Giuseppe decise di spostare il negozio in Corso Vittorio Emanuele a Milano. Da allora (era il 1896), Gobbi è un simbolo della milanesità. Fra le boutique di orologi più antiche in Italia, è stata la prima a vendere Rolex e Patek Philippe ed è ancora l'unica ad avere esclusivamente i due marchi più blasonati e richiesti al mondo (con liste d'attesa lunghissime: per avere un Nautilus o un Daytona bisogna aspettare qualche anno).

Dopo 175 anni, la favola di Gobbi continua. E proprio come in una fiaba, ieri per questo importante anniversario la gioielleria ha aperto le porte del Castello Sforzesco con un galà dinner per 500 persone, dove per la prima volta nella storia Rolex e Patek Philippe sono stati esposti insieme: un evento epocale. Gli ospiti, accolti nel cortile della rocchetta fra una passeggiata sulle merlate (di solito inaccessibili) con vista mozzafiato sulla città e una visita notturna alla Pietà Rondanini del Michelangelo, hanno potuto scoprire in anteprima anche le nuove collezioni presentate a Basilea (chiuse in teche super blindate). «Abbiamo scelto il Castello per ringraziare Milano e tutti i milanesi: amiamo questa città e siamo fieri di essere parte della sua storia», spiega l'ad e direttore creativo Serena Pozzolini Gobbi, sesta generazione dell'azienda fondata nel lontano 1842. Cresciuta nei laboratori di famiglia, da 11 anni cura personalmente (anche) la regia di ogni singolo evento, continuando a sottolineare il legame della sua famiglia con Milano e la cultura milanese. «Per questo abbiamo sempre scelto luoghi spesso inaccessibili ai più, come il Cenacolo di Leonardo o il Pirellone». E ora il Castello. Con una serata memorabile, curata in ogni minimo dettaglio: dal menù (con piatti come il risotto al tartufo con finferli) allo champagne (solo Ruinart), fino ai «salvatacchi» donati alle signore all'ingresso. Fra le tante sorprese, il lancio di una linea di gioielli, la prima dopo una parentesi degli anni 80, disegnata da Serena Pozzolini Gobbi. La collezione, 20 pezzi in oro bianco o rosa con diamanti e rubini, è ispirata alla spirale, «parte del meccanismo dell'orologio, ma anche simbolo dei corsi e ricorsi storici e del dna: noi festeggiamo 6 generazioni». La nuova linea è già in negozio, al 15 di Corso Vittorio Emanuele, bottega storica «inaugurata il 4 settembre del 1949. I bombardamenti avevano distrutto tutto, mio nonno e suo fratello, tornati dalla guerra, recuperarono quel che rimaneva e aprirono qui». Punto di riferimento per milanesi (e non) da oltre un secolo, sono fra i pochi ad avere un laboratorio interno con due tecnici orologiai. Di qui sono passati i personaggi più importanti d'Italia ma i loro nomi non saranno mai rivelati, perché la privacy per Gobbi viene prima di tutto. «Ogni oggetto che abbiamo venduto è un piccolo pezzo di storia, sono ricordi personali ed è giusto custodirli».

Più milanesi di così.

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