Cronaca locale

Riecco i celebri coltelli Resuscita Lorenzi storica vetrina di Milano

Aveva chiuso in Montenapo cinque anni fa e ora torna con la boutique in piazza Meda

«Quando mio nonno aprì la sua bottega, nel 1929, via Montenapoleone era la strada simbolo del costume meneghino, quello raccontato da Montanelli, Camilla Cederna, Orio Vergani. Era una zona residenziale con pochi negozi come il fruttivendolo e il fornaio. Mio nonno era lungimirante e soprattutto ha sempre creduto nella qualità». A raccontarlo Mauro Lorenzi, nipote di Giovanni, fondatore della celebre coltelleria italiana Lorenzi, frequentata dall'aristocrazia e dalla borghesia milanese e dai gentlemen di tutto il mondo. Ha chiuso nel 2014 ma il negozio è resuscitato e ieri ha riaperto con il nome di Lorenzi Milano in piazza Meda nello storico Palazzo Bolchini, di fronte al disco di Pomodoro.

«Non è una boutique ma una bottega» e l'architetto Filippo Dini ha volutamente lasciato la tecnologia fuori dalle porte, ristrutturandola con materiali della tradizione milanese, come la pietra Verde Alpi e il Ceppo di Grè, gli stessi che si vedono in tanti palazzi del centro.

«Mio nonno era un ragazzo del '99, chiamato alle armi non ancora 18enne. Nato in Trentino dove faceva il pastore, fu spedito in Russia. Per fortuna la guerra finì durante il viaggio, tornò in Italia e imparò il mestiere di arrotino. Un secolo fa giunse a Milano per aprire la prima piccola bottega in Montenapo». Mauro Lorenzi, che per 35 anni ha lavorato nell'impresa di famiglia, dal 2014 (quando il negozio chiude e il marchio viene congelato) ha continuato l'attività aprendo un laboratorio in via Morimondo, nell'ex fabbrica Richard Ginori. E ora è rinato come Lorenzi Milano grazie alla quarta generazione. «La nostra resta una realtà familiare», spiega il presidente Mauro Lorenzi, che in azienda è affiancato dalle figlie Linda e Serena.

«Non amo la parola lusso: il lusso è ostentazione, a me piacciono le cose fatte bene, che si tramandano di padre in figlio», prosegue esibendo il suo feticcio, il coltello di nonno Giovanni. I laboratori di via Morimondo sono uno spazio luminoso e ordinato, a colpire di più è il silenzio: non vola una mosca, gli artigiani («molti di loro li conosco da sempre») lavorano come certosini: limano, cesellano, assemblano, lucidano ogni pezzo a mano. Qui nascono gli oggetti che hanno fatto di Lorenzi un'icona, con materiali di sola origine naturale, come bamboo e madreperla, lavorati con una perizia d'altri tempi secondo un'arte trasmessa nelle generazioni.

«L'attività non è mai cessata e oggi vendiamo solo cose prodotte da noi». Ogni oggetto che esce dai laboratori è marchiato Lorenzi Milano: «Il nostro vuole diventare un brand a tutti gli effetti». Così d'ora in poi nella bottega di piazza Meda si andrà per trovare prodotti raffinati e semplici, fatti a mano, pensati per accompagnare i clienti dal mattino alla sera. «I momenti più importanti sono sette. Si inizia dalla toilette, momento irrinunciabile: dal rasoio al pennello agli strumenti per la manicure. Si passa per il guardaroba, con le stecche per le camicie, il calzascarpe, il servo muto, e per il viaggio con la pelletteria. Poi c'è il rientro a casa: ci si ferma nel living con complementi e giochi come gli scacchi, si apparecchia la tavola con le posate e pezzi unici come oliere e saliere.

E si conclude con i complementi per la sala da fumo, perfetti per prendersi una pausa dalla tecnologia».

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