Cronaca locale

Riecco Muti sul podio della "sua" Scala. Sold out per una sera

Il direttore oggi in tournée con la Chicago Symphony Orchestra. E c'è già chi spera...

Riecco Muti sul podio della "sua" Scala. Sold out per una sera

Un po' di tempo fa in certi ambienti meneghini si diceva che in fondo lo spirito di Muti continua ad aleggiare sul Piermarini, dove è stato direttore musicale per quasi un ventennio, e che prima poi sarebbe ritornato. Poi si sono contati sulle dita di una mano quelli che, arrivati nella stanza dei bottoni, non abbiano detto almeno una volta «riporterò qui il Maestro»; non ultimi l'ex sovrintendente Alexander Pereira - e c'è pure riuscito nel 2017 - e ancora il successore attuale appena insediatosi, Dominique Meyer. Che ora, tra l'altro, conta già un punto a suo favore in questo senso, anche se il cartellone era già stato deciso, con tanto di annuncio. Già, proprio così.

Riccardo Muti stasera (dalle ore 20) sarà al Teatro della Scala alla testa della «sua» Chicago Symphony Orchestra, a suon di pagine della migliore tradizione sinfonica e operistica che sono state firmate da compositori come Richard Wagner, Paul Hindemith e Sergej Sergeevic Prokofiev. I biglietti sono andati a ruba. Così come pienone è previsto domani sera al Lac di Lugano, dove Re Riccardo chiuderà la tournèe europea con la formazione Usa, di cui dal 2010 è direttore, incarico rinnovato sino al 2022. A questo punto, musica maestro per festeggiare il decennio con la compagine a stelle e strisce.

Tre le portare previste e accomunate da un motivo. Verranno eseguite alcune delle opere più significative che la Chicago ha affrontato con Muti. Che da sempre è interessato a esplorare e proporre al pubblico anche repertori «un poco accantonati» ma di grande spessore artistico (vedi la «Missa defunctorum» per soli, cori e orchestra scritta da Giovanni Paisiello che si è sentita a Pavia). Ma andiamo all'impaginato che la bacchetta italiana di fama internazionale affronta stasera. Storicamente parlando si tratta di titoli fra Ottocento e Novecento: si parte con l'ouverture di «Der fliegende Hollander» di Wagner, lavoro sinfonico che impressionò assai il pubblico alla Prima del 1843. Segue «Mathis der Maler», partitura di un Hindemith «rapito» dal pittore rinascimentale Grunewald. Il pezzo venne commissionato dal mitico Wilhelm Furtwangler nel 1934; ma l'operazione non andò in porto in quando dai nazisti gli venne proibito di dirigere quella musica scritta da un autore considerato «degenerato». Ed ecco il gran finale con sui leggii la Sinfonia n.3 di Prokofiev, versione orchestrale de «L'angelo di fuoco».

C'è chi si sarà chiesto se il passaggio di Muti alla Scala potrebbe anticipare qualche colpo di scena, tipo un suo rientro in pompa magna. Risposta, tra le parole che circolano e il buon senso: questo avverrà assai difficilmente. Il maestro, tra progetti personali - vedi l'Orchestra giovanile Giovanni Cherubini e l'Italia Opera Academy - più gli incarichi istituzionali (la Chicago appunto), è assai impegnato; egli stesso aveva confidato a «Classic Voice» che sarebbe ricomparso a Milano «nel 2020 ma senza opera». Infine (il fattore) Riccardo Chailly, l'attuale direttore musical-scaligero in scadenza nel 2022. Una «macchina da guerra» tra concerti, incisioni, tour, piazze, trasferte e incontri. Ora - in periodo di celebrazioni beethoveniane (i 250 anni dalla nascita di Ludwig) a cui contribuisce massicciamente - con la sua Filarmonica Chailly è in procinto di partire per la tournée europea (Colonia, Anversa, Essen, Parigi, a maggio Amburgo, Norimberga, Monaco, Friburgo; il primo giugno a Varsavia, dove la «Nona» solennizzerà il centenario di Giovanni Paolo II). Una giuria lo ha valutato come «migliore direttore del mondo».

Fatti e classifiche a parte però, la storia e le decisioni dei suoi uomini, Meyer in testa, potrebbero cambiare il corso delle cose.

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