Cronaca locale

Rissa davanti a scuola: protesta degli studentiDIFFERENZE «Non siamo un covo di bulli, quelle immagini non ci rappresentano»

Rissa davanti a scuola: protesta degli studentiDIFFERENZE «Non siamo un covo di bulli, quelle immagini non ci rappresentano»

Il video dell'aggressione alla 15enne di Bollate è ancora nella mente di chi l'ha visto: la violenza tra minorenni per un presunto tradimento ha suscitato indignazione nei confronti non solo della reazione della ragazza tradita, ma anche di quei ragazzi che, invece di separare le due, hanno filmato con i telefonini quanto stava accadendo davanti al plesso scolastico, formato dagli Itcs Primo Levi ed Erasmo da Rotterdam. Il collettivo studentesco dei due istituti ha organizzato ieri mattina un sit-in per difendere il nome di oltre 2.500 studenti. «Non siamo un covo di bulli - ci spiega Simone Basilico, maturando e membro del collettivo studentesco -. Non vogliamo prendere le parti di nessuno, pur condannando il gesto della ragazza che, tra l'altro, non frequenta questi istituti. Il punto è come i mezzi di comunicazione ci hanno diffamato, facendo passare un'immagine in contrapposizione con chi, in passato, ci ha descritto come una delle eccellenze lombarde». Difendere la scuola, quindi. Concetto ribadito da uno striscione all'entrata: «La scuola è l'unico posto in cui sei importante». E ieri mattina il corridoio centrale del Levi si è trasformato in un enorme flash mob: ragazzi che, in un primo momento, si sono seduti aspettando il segnale per alzarsi tutti insieme. «Stand Up, alzarsi per distinguersi» il nome scelto per l'ora e mezza di autogestione che ha coinvolto anche tanti insegnanti. «Quello che è successo all'esterno del nostro istituto è stata una lotta tra galli, ma qualcosa ancora non ci torna - si interroga Simone -: non riusciamo a capire come possa essere passato il messaggio che tutti i beoti che assistevano al pestaggio possano rappresentare i 2.500 che ogni giorno frequentano queste scuole».

«Ci piacerebbe solo che questo episodio non venisse ulteriormente strumentalizzato a nostro danno - conclude Simone -, perché se è vero che il futuro di questo Paese passa da noi, vorremmo poter crescere in pace».

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