Cronaca locale

Il "ritratto" dell'Italia negli scatti Magnum

Al Diocesano i lavori dei big dell'Agenzia Itinerario da Cartier-Bresson a Pellegrin

Il "ritratto" dell'Italia negli scatti Magnum

Lo sguardo di un reporter della Magnum Photos, la celebre agenzia fotografica fondata nel '47 a New York da Henri Cartier-Bresson con Robert Capa e un ristretto manipolo di fotografi di razza, lo riconosci subito: somiglia a quello di un'artista, non solo (o non tanto) interessato a evidenziare il fatto in sé, ma a proporne una sua lettura, una sua interpretazione. È dunque tutta da gustare, scatto dopo scatto, la mostra allestita nell'atrio del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di piazza Sant'Eustorgio (fino al 22 luglio): «L'Italia di Magnum. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin» è un racconto sui corsi e ricorsi del nostro Belpaese, immortalati e messi sotto la lente dell'obbiettivo da alcune delle firme più prestigiose che hanno lavorato per l'agenzia fotografica. La mostra è anche l'occasione per celebrare i settant'anni della fondazione della Magnum Photos che, come poche altre agenzie, ha cambiato il modo di intendere il mestiere.

Compito di Walter Guadagnini, direttore di Camera Centro italiano per la Fotografia di Torino, selezionare nell'ampio catalogo della Magnum le 150 fotografie più significative. «Si è scelto di suddividere il percorso per decadi e per ogni sezione di scegliere quei fotografi che più frequentemente sono venuti in Italia o si sono interessati alle vicende del nostro Paese», spiega indicando come foto-icona dell'esposizione «Roma, 1955» di Elliott Erwitt. «Un'immagine emblematica di una macchina, all'epoca molto di moda, parcheggiata davanti a un antico reperto: qui c'è tutta l'Italia, il suo passato, il presente e il futuro», spiega il curatore. Il percorso si apre con il doveroso omaggio a Henri Cartier-Bresson, che negli anni Trenta viaggiò lungo lo Stivale, e poi procede con alcuni scatti di Robert Capa, dove emerge un'Italia sofferente, cupa, in rovina. Sono fotografie che, sebbene già viste e pubblicate, sconvolgono ancora. Seguiamo poi la rinascita del Dopoguerra: i turisti che tornano, che vanno nei musei (belle le foto di René Burri realizzate nel '53 a Palazzo Reale in occasione dell'esposizione di «Guernica» e altri capolavori di Picasso) mentre Herbert List immortala i fasti di Cinecittà. Lo sguardo della Magnum è attento: segue con partecipazione i funerali di Palmiro Togliatti perché capisce che segnano il cambio di un'epoca così come il boom della vacanze in riviera.

Pensoso l'occhio negli anni Settanta: Magnum, per mano di Reymond Depardon, entra nei manicomi, mentre Ferdinando Scianna primo italiano ammesso in agenzia s'immerge in una Sicilia remota: le sue foto sembrano le scene teatrali di una tragedia greca e stridono se paragonate a quelle, coloratissime e quasi grottesche, dell'inglese Martin Parr, bravo a denunciare il turismo di massa nel nostro Paese a partire dagli anni Ottanta. Degli ultimi due decenni sono i mostra i lavori di ricerca di Alex Majoli sulla movida romagnola e gli importanti fotoreportage di Thomas Dworzak sul G8 di Genova e di Peter Marlow sui soldati italiani in partenza per la guerra in Bosnia.

Tra le immagini da portarsi nel cuore, gli scatti di Paolo Pellegrin durante la veglia in Vaticano per la morte di Papa Giovanni Paolo II.

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