Cronaca locale

Sì alla prescrizione (se è per Pisapia)

A un convegno il sindaco definisce l'istituto giuridico "una vergogna". Ma se ne potrà avvalere per evitare la sanzione

Sì alla prescrizione (se è per Pisapia)

C'è prescrizione e prescrizione. C'è la prescrizione dei processi penali, che ieri mattina il sindaco Giuliano Pisapia definisce testualmente «una vergogna», nel corso di un convegno a Palazzo di Giustizia. E c'è anche la prescrizione dei procedimenti amministrativi, sulla quale le opinioni del primo cittadino sono assai diverse, visto che proprio della prescrizione Pisapia si avvarrà per non versare al Comune di Milano mezzo milione di euro di multa per i manifesti a suo nome affissi un po' dappertutto durante la campagna elettorale del 2011 che lo portò a Palazzo Marino. Insomma, siamo davanti ad una vistosa diversità di valutazione da parte del sindaco sugli effetti che lo scorrere del tempo dovrebbe avere sulle colpe dei singoli: è ammesso il colpo di spugna sulle multe; invece è «una vergogna» se un cittadino pretende di essere prosciolto dopo l'inchiesta di un pm durata anni ed anni senza arrivare al dunque.
Che il mezzo milione di euro (510mila euro, per l'esattezza) dovuti da Pisapia al suo stesso Comune sia destinato a venire condonato appare ormai quasi inevitabile. Come ha denunciato il radicale Marco Cappato, la cartella con cui sarebbe stato presentato il conto delle affissioni abusive a tutti i candidati delle elezioni amministrative è stata bloccata da una determinazione dirigenziale appena due giorni prima che venisse notificata, a causa di un vizio di forma. Potrà venire nuovamente emessa, ma a quel punto i tempi per chiudere la pratica in tempo utile saranno insufficienti. Il sindaco risparmierà il salasso. E, cosa ancora più importante, eviterà il rischio di trovarsi in condizione di incompatibilità con la propria carica, come sarebbe accaduto se avesse presentato ricorso contro la sanzione. Il dilemma «scucire o dimettersi» viene risolto dalla prescrizione.
A questo punto, l'unica conseguenza concreta della valanga di manifesti illegali attacchinati nel corso delle elezioni 2010 potrebbe essere l'intervento della Corte dei Conti, sempre molto solerte nel chiamare i politici a rimborsare i danni causati all'erario, la quale - secondo una indiscrezione circolata ieri - starebbe valutando se aprire un fascicolo sui ritardi e gli errori che hanno di fatto azzerato il credito di Palazzo Marino. I responsabili della pratica potrebbero venire chiamati a rispondere di danno erariale e costretti a risarcire in proprio le somme che avrebbero dovuto versare Pisapia e gli altri candidati.
Più sbrigativo il metodo che l'altro esponente della giunta finito al centro degli articoli di questi giorni, l'assessore al Commercio Franco D'Alfonso, sta pensando di utilizzare per dare lo stop alle critiche: querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa. L'assessore non ha gradito l'articolo del Giornale in cui si raccontava la strana storia del giro di sconti incrociati intorno al ristorante «Papà Francesco», che ha la sua sede accanto a Palazzo Marino in uno stabile di proprietà del Comune che fa parte del complesso della Galleria. Il locale, di cui i membri della giunta sono assidui frequentatori, ha beneficiato di una riduzione del canone di affitto che ha suscitato l'interesse degli altri commercianti della zona, anch'essi inquilini del Comune, che adesso si aspettano anche loro una decurtazione del canone a causa della crisi. E intanto un cliente un po' ficcanaso del ristorante ha recuperato dal cestino la ricevuta fiscale di un pranzo consumato in loco da D'Alfonso: importo del pranzo 36 euro, sconto 26, totale da pagare dieci euro.

Poco più di un ticket restaurant, per un pranzo in pieno centro. É un trattamento che «Papà Francesco» riserva a tutti?

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