Cronaca locale

Sala: "Condannato il lavoro. Finisco il mandato, poi vedo"

Lo sfogo del sindaco dopo la sentenza a 6 mesi di pena «Così tanta gente capace si allontanerà dal pubblico»

Sala: "Condannato il lavoro. Finisco il mandato, poi vedo"

Amareggiato è l'aggettivo che descrive bene la reazione di Beppe Sala alla sentenza di primo grado nel processo sulla retrodatazione di un verbale relativo alla cosiddetta Piastra Expo. L'ex commissario è stato condannato a sei mesi, convertiti in un risarcimento di 45mila euro, per aver falsificato nel 2012 l'atto di nomina della commissione di gara sull'opera portante dell'Esposizione. Rifare il bando avrebbe compromesso la conclusione delle opere in tempo per l'apertura nel 2015, è per questo che i giudici della Decima sezione penale di Milano hanno riconosciuto l'attenuante «per avere agito per motivi di particolare valore morale o sociale». Pena dimezzata rispetto alla richiesta della Procura generale ma per Sala, che a sorpresa si è presentato ieri in tribunale per assistere all'ultima requisitoria e poi alla lettura della sentenza intorno alle 13.15, è una macchia sulla fedina politica più che penale, e fuori dall'aula si è sfogato: «É comunque una condanna, non produrrà effetti sulla mia capacità di essere sindaco di Milano quindi per prima cosa voglio garantire ai milanesi che continuerò a svolgere il mio lavoro e lo farò con la dedizione che conoscono per i due anni che mancano alla fine del mandato. Ma - ha puntualizzato - guardare avanti in questo momento ovviamente non me la sento». Una reazione a caldo, dettata anche dalla rabbia, ma l'ipotesi del secondo mandato su cui già Sala non vuole impegnarsi prima dell'autunno 2020 sembra allontanarsi ancora. «Sono una persona resistente, l'ho dimostrato in tanti momenti delicati della mia vita e attingerò alle mie risorse per esserlo un'altra volta e andare avanti, ma una sentenza del genere - ha contestato -, dopo 7 anni abbondanti per un vizio di forma che non ha prodotto nessun effetto credo che allontanerà tanta gente onesta, capace e perbene dall'occuparsi delle cosa pubblica. Questi sono i sentimenti che ho dentro e ovviamente sono negativi, ma credo che siano anche giustificati. La mia conclusione è che qui oggi si sia processato il lavoro, e io di lavoro per la comunità ne ho fatto veramente tanto». Le parole di Sala sembrano ventilare il rischio di fuga di supermanager dall'altro grande evento che Milano si prepara a gestire con Cortina, le Olimpiadi invernali del 2026, non è un caso se già a pochi minuti dalla vittoria contro Stoccolma il 24 giugno abbia lanciato il monito a «fare in fretta», a decidere subito la governance e partire con i lavori, «non bisogna buttare via tempo perché altrimenti poi bisogna ricorrere a una procedura di urgenza e ad altre cose che creano problemi, anche a chi li gestisce, io ne so qualcosa». Pensava di attendere la sentenza a Palazzo Marino, ma ha cambiato idea e ieri mattina presto ha avvisato lo staff. Non ha annullato l'incontro intorno alle 8 con il sindaco di Napoli Luigi Di Magistris, hanno discusso di iniziative culturali congiunte e di sviluppo tra le due città, poi Sala si è recato in tribunale per l'ultimo atto del processo, è rientrato a Palazzo durante la camera di consiglio ed è tornato alle 13 per la sentenza. Dopo la lettura si è rinchiuso nel suo ufficio con i legali. Presto per dire se rinuncerà alla prescrizione, prevista per novembre.

Farà ricorso, potrebbe puntare all'assoluzione in appello o non rischiare un'altra batosta.

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