Cronaca locale

Sala scivola sulla villa E dà la colpa alla moglie

Il candidato Pd si contraddice sui lavori alla casa Poi la gaffe: «Follia ma voleva cambiare architetto»

Luca FazzoSotto pressione, con i sondaggi che cominciano a farsi meno rosei, ieri Beppe Sala innova la sua linea difensiva sul tema che da due settimane tormenta la sua campagna elettorale: quello della sua villa a Zoagli, sul Golfo del Tigullio, disegnata da uno dei professionisti più beneficiati da Expo, l'architetto Michele De Lucchi. Come a volte accade quando non si è abituati al pressing mediatico, Sala inanella due mosse forse maldestre. La prima sul piano del bonton familiare, perché tira in ballo nella vicenda la propria consorte: Doroty De Rubeis, giovane e brillante avvocato, finora rimasta fuori dai riflettori, cui l'aspirante sindaco rifila la responsabilità di avere preteso che venisse cambiato il progetto della casa al mare, aprendo le porte all'ingresso in scena di De Lucchi. La seconda novità è più sostanziale, perché riguarda da vicino il ruolo che l'architetto avrebbe svolto nella progettazione. Nella versione fornita in conferenza stampa il 20 gennaio dopo il primo articolo del Giornale, Sala aveva attribuito all'archistar di Expo un ruolo marginale, relativo al «completamento di alcuni aspetti degli interni e delle finiture esterne della casa»: ieri invece, in diretta con i lettori del sito del Corriere, Sala dice che dopo la bocciatura del vecchio progetto da parte della moglie «ho chiesto a De Lucchi». E se l'italiano ha un senso, significa che fin da subito a tirare le fila dell'operazione è stato De Lucchi, che esattamente nello stesso periodo incamerava - direttamente o dietro lo schermo della Fiera - incarichi Expo per settecentomila euro.Tutto avviene quando Sala a Zoagli mette gli occhi sul terreno di via Costa della Liggia, nella frazione di Sant'Ambrogio, di proprietà del docente universitario Cesare Cislaghi. Il docente ha già ottenuto l'approvazione di un progetto edilizio, ma poi ha deciso di vendere terreno e licenza. Sala sconfiggendo altri due aspiranti, riesce ad aggiudicarsi il pacchetto: una chance irripetibile, perché siamo in zona a tutela integrale, dove costruire è quasi impossibile. Ma dopo l'acquisto, accade qualcosa. «Mia moglie voleva cambiare architetto e ho chiesto a De Lucchi», dice ieri Sala. Il 20 gennaio in conferenza stampa aveva invece detto che a progettare tutto era stato «l'architetto Gian Paolo Monti», presentatogli da un funzionario di Expo, l'architetto Matteo Gatto. E la versione era già singolare, perché basta consultare l'Albo nazionale degli architetti per accertare che un architetto Gian Paolo Monti non esiste: esiste invece un ingegnere con questo nome, con studio a Boviso Masciago, con laurea in elettrotecnica, specializzato in «civile/ambientale, industriale, informazione». È Monti a firmare il progetto di Zoagli. Ma nella splendida villa dalle pareti ocra, affogata negli ulivi e affacciata sul golfo, quanto è farina del sacco di De Lucchi? La domanda è decisiva. Perché se l'archistar di Expo si è limitato, come nella prima versione di Sala, ad alcuni dettagli, allora gli 88mila pagatigli da Sala sono un prezzo più che congruo, e ieri Sala lo definisce addirittura «una follia».

Ma se invece, come sembra di capire dalla frase sfuggita ieri a Sala, il contributo di De Lucchi è stato diverso, allora le cose cambiano.

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