Cronaca locale

Quel saluto è fascista: condannato

Per decidere se il braccio teso è reato vanno valutati contesto e occasione

Foto di repertorio
Foto di repertorio

Non tutti i saluti romani sono uguali. Per decidere se il braccio teso è un reato o un gesto innocente, bisogna guardare al contesto: una messa è diversa da una commemorazione dei defunti o da una iniziativa politica. E la selva di saluti romani che il 23 marzo 2014 rispose all'appello davanti al «Sacrario dei martiri della rivoluzione fascista» e alla tomba di Marinetti al cimitero Monumentale fu a tutti gli effetti una manifestazione fascista punita dalla legge Scelba.

Per questo il giudice Luigi Varanelli ha condannato a quattro mesi di carcere un trentenne milanese, denunciato dalla Digos per avere risposto «presente» all'appello e avere salutato romanamente. É una condanna destinata a fare discutere, perchè va in controtendenza rispetto ad altre sentenze che in casi analoghi avevano assolto gli imputati. Tra l'altro, per coincidenza, la condanna arriva a ridosso del centenario dell'evento che i partecipanti volevano ricordare: la fondazione dei Fasci di Combattimento nel 1919 in piazza San Sepolcro (cui l'insospettabile fondazione Anna Kuliscioff ha dedicato una mostra inaugurata nei giorni scorsi).

Cinque anni fa, il 95esimo anniversario, un gruppo di estremisti di destra lo celebrò a modo suo: non al cimitero di Musocco, dove vengono abitualmente ricordati - con strascico di polemiche - i repubblichini caduti tra il 1943 e il 1945, ma al Monumentale, dove il sacrario voluto da Mussolini celebra i «protomartiri» fascisti, i militanti caduti prima della marcia su Roma del 1922. Una sessantina di persone, raccogliendo l'invito dell'associazione dei Reduci della Rsi, partecipò all'evento. Otto vennero riconosciuti e fotografati dalla Digos.

Sette «irriducibili» hanno scelto la strada del processo ordinario, e hanno depositato una memoria in cui rivendicano esplicitamente il gesto del saluto romano, ne indicano le origini storiche, e sostengono che eventualmente ad essere vietato dovrebbe essere il saluto a pugno chiuso, avendo il comunismo fatto molti più morti del fascismo. Verranno giudicati a parte, e si vedrà cosa ne pensa il giudice.

Un solo imputato ha scelto la strada del rito abbreviato, sostenendo di non avere nè alzato il braccio nè gridato «presente». In udienza, anche la Procura ne ha chiesto la assoluzione. Ma il giudice Varanelli lo ha condannato, giudicando provata la sua partecipazione al saluto; e ritenendo, al termine di una lunga analisi tra lo storico e il giuridico, che sia decisiva l'occasione in cui avvenne l'episodio: «l'anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento, notoriamente costituente il momento fondativo del movimento fascista». «Non si trattò di una mera commemorazione funebre rivolta ai caduti», scrive il giudice. Per la Corte Costituzionale la «manifestazione fascista» è reato solo «ove sussista la concreta idoneità alla ricostituzione del disciolto partito fascista»: e questo pericolo, secondo il giudice, nell'evento al Monumentale si corse. «La manifestazione non fu commemorativa nel senso minimalista ma rievocativa del momento fondativo e del suo tragico sviluppo; quindi con intento proiettivo e vivificante, ossia con piena attitudine al proselitismo (...) fu dunque pericolosa in concreto in relazione al momento e all'ambiente». All'imputato il giudice concede la condizionale grazie «al comportamento processuale chiaro indice di effettiva revisione critica».

Luca Fazzo

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