Cronaca locale

San Babila ritorna il tempio dei «paninari 2.0»

Ha riaperto il McDonald's che fu teatro di una rivoluzione del costume

di Andrea Cuomo

I paninari non ci sono più, evviva i paninari. Quelli duepuntozero, che non indossano più i Moncler, e non solo causa afa, e ai piedi non hanno più le Timberland, ma che possono personalizzare il proprio sandwich e ricaricare senza problemi il loro cellulare, non sia mai sfugga loro un Pokemon o una uozzappata.

Il luogo c'è ancora e anzi ha riaperto ieri: il McDonald's di San Babila (tecnicamente sarebbe l'incrocio tra Corso Europa e largo Toscanini), che nel 1986 aveva sostituito con la grande «M» il Burghy che, nei primi anni Ottanta, era diventato il punto di ritrovo di quei giovani per lo più di buona famiglia, tutti hamburger e griffe, che furono immortalati dalla letteratura di genere dell'epoca e soprattutto dalla tv. Fu Enzo Braschi a portare a Drive In la caricatura del giovane disimpegnato e con lo zucchetto in testa. Allora faceva scompisciare dalle risate, oggi a rivederlo un po' fa tenerezza.

I «paninari» non furono solo folclore: rappresentarono la versione «under» e meneghina del riflusso che investì l'Italia alla fine della stagione dell'impegno politico a tutti i costi. Prima dei paninari il centro di Milano era diviso rigidamente: a San Babila quelli di destra, a Santo Stefano quelli di sinistra e guai a sconfinare. All'epoca le password dell'abbigliamento erano palesi e si veniva inquadrati subito. I fratelli minori degli ultimi «impegnati» decisero invece che era tempo di una tregua, di parlare di motorini, piumini e ragazze: riscoprirono il colore e sdoganarono il sogno dell'America reso masticabile dai panini con la polpetta: dapprima quelli di una paninoteca italica, poi quelli di Burghy e infine quelli di McDonald's. Che ora per noi è un marchio familiare ma all'epoca era trasgressivo e quasi rivoluzionario. American Graffiti con patatina piccola.

Rieccola dunque, una cartolina di quell'epoca. Anche se la Milano di oggi è diversa, se le tribù giovanili sono fluide, i dress code trasversali e il McDonald's affaccia su un cantiere ben poco glam. Ma la paninoteca del 2016 - almeno quella di San Babila che per prima in Italia propone scelte all'avanguardia proponendosi come vero vero laboratorio del consumo - ha ingredienti italiani e di qualità, totem dove personalizzare il panino, servizio al tavolo (si sceglie, si paga e poi si prende un geolocalizzatore numerato che consente la consegna ad personam del vassoio). L'idea è un food meno fast e più social. Un luogo dove trascorrere del tempo, usare lo smartphone e ricaricarlo.

Paninari di tutta Milano unitevi: la rivoluzione è finita, ma il ketchup no.

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