Cronaca locale

San Siro, dentro il quadrilatero della paura

Qui hanno vissuto il tunisino arrestato in Libia e l'attentatore Game

Alberto Giannoni

Piccole «Molenbeek» crescono. Quando si cerca entro i confini comunali di Milano un quartiere che assomigli al sobborgo belga che ospitava i terroristi di Bruxelles e Parigi, molti volgono lo sguardo su via Padova, il quartiere più multietnico della città. Un'altra storia di un combattente jihadisti di casa nostra, invece, passa da San Siro, quello che il «Foglio» ha chiamato «la piccola Molenbeek». Ieri è stato arrestato in Libia il tunisino Moez Ben Abdelkader Fezzani, meglio noto come Abou Nassim, 46 anni, colonnello dell'Isis. La sua vicenda conferma che c'è un filo che negli ultimi due decenni lega Milano al terrorismo. Nel 2007, il gip Guido Salvini aveva firma su richiesta del pm Elio Ramondini un'ordinanza di custodia cautelare in cui Abu Nassim veniva accusato di essere un uomo di Al Qaeda e di «organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall'Italia accogliendoli presso la «Casa dei fratelli tunisini». La «Casa dei fratelli tunisini era un piccolo appartamento di edilizia popolare in via Paravia 84 dove Fezzani, che all'epoca lavorava come manovale, era andato a vivere con il connazionale Sassi Lassaad, morto a Tunisi nel 2006 durante una rivolta antigovernativa». Via Paravia è una traversa di via Civitali, dove abitava invece Mohamed Game, il libico che nel 2009 si fece esplodere davanti alla caserma di piazzale Perrucchetti. In via Civitali furono trovati materiali utilizzati per creare gli inneschi degli ordigni rudimentali. Ma via Paravia, da anni, è anche la strada di Milano che ospita una scuola conosciuta per le altissime percentuali di immigrati (nel 2009 solo 3 italiani su 96 iscritti).

L'altro quadrilatero di Milano, quello intorno a piazzale Selinunte, è il lato oscuro della città. E dopo il caso Fezzani torna ad allarmare. Anche il presidente del municipio 7 Marco Bestetti: «Si tratta - dice - dell'ennesima conferma che le nostre preoccupazioni su quella zona sono fondate: lasciar trasformare un intero quartiere in un ghetto di soli immigrati è stato da veri irresponsabili. Abbassare ancora lo sguardo sarebbe da pazzi. Abbiamo un gigantesco problema di sicurezza che si intreccia con l'immigrazione incontrollata e il rischio (anzi, oggi la certezza) di infiltrazioni terroristiche. Occorre subito intervenire nell'unico modo possibile: una massiccia operazione di bonifica che interessi le zone più calde del quartiere, da via Paravia a via Tracia, da via Micene a via Civitali. Siamo già oltre tempo massimo». Il consigliere comunale (ed ex zonale) Alessandro De Chirico propone una ricetta simile. «Servono i presidi fissi dell'esercito e controlli porta a porta. Il problema è quello che "la casa dei tunisini è all'interno di case popolari che dovrebbero essere assegnate a gente perbene, con una famiglia e un lavoro regolare. E comunque gli assegnatari devono essere controllati e passati ai raggi X. Occorre verificare i documenti e la presenza di persone in subaffitto. Le case occupate sgomberate e rispediti a casa i clandestini. Al Fezzani era un uomo invisibile all'interno del quartiere più popolare di Milano dove nascondersi è stato molto facile.

Chissà quante "ombre" si nascondono all'interno del quadrilatero della paura di San Siro».

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