Cronaca locale

San Siro, sinistra divisa. In aula Milan e Inter rischiano il "cappotto"

Il sindaco ha buttato la palla al Consiglio Fi, Lega e un'ala del Pd difendono il Meazza

San Siro, sinistra divisa.  In aula Milan e Inter rischiano il  "cappotto"

Lo stadio Meazza venne inaugurato il 19 settembre 1926 con un'amichevole tra Inter e Milan che si concluse 6 a 3 per i nerazzurri. Ironia della sorte, il dossier di candidatura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 prevede la cerimonia di apertura a San Siro, e nell'anno del centenario sarebbe una doppia festa per la città, ma è lecito chiedersi se per allora sarà ancora in piedi o se i Giochi si apriranno nel nuovo stadio targato Milan-Inter. Le società come è noto dopo mesi di annunci hanno depositato mercoledì scorso il Piano di fattibilità per costruire un nuovo impianto nell'attuale area parcheggio e un polo commerciale, sportivo e del divertimento sulle «ceneri» del Meazza. I tecnici hanno iniziato ad esaminare le 750 pagine del dossier e Palazzo Marino ha 90 giorni di tempo per dichiararlo o meno di pubblica utilità. Il sindaco Beppe Sala ha buttato la palla al consiglio, anticipando che sull'ipotesi di demolire San Siro «ci sarà un ampio dibattito politico e dovrà esprimersi il consiglio». Ovviamente non prima dell'estate. Ma oggi alle 16 il Pd centrerà l'abituale riunione di gruppo prima dell'aula sul tema stadio anche perchè i dem e Milano Progressista hanno subito cominciato a sparare in ordine sparso, e sono arrivati parecchi alt ai club. «Non voterò mai a favore della demolizione del Meazza, non esiste - dichiara senza mezzi termini il dem Alessandro Giungi -. Inoltre l'intervento prevede un notevole aumento dei volumi di costruzione, circostanza che in ottica ambientale non può essere ignorata. I simboli e le eccellenze di una città si migliorano, non si abbattono». Anche Carlo Monguzzi, storico ambientalista Pd, ha chiarito subito che «l'idea di costruire un nuovo stadio va respinta perchè vuol dire consumo di suolo, consumo enorme di nuovi materiali e un'enorme quantità di detriti da smaltire. Non ce lo possiamo più permettere». Sul fronte del no anche Angelo Turco. E Milano Progressista alza paletti. La vicepresidente della Commissione Urbanistica Patrizia Tosoni parla a nome del gruppo: «Discuteremo in consiglio destino e progetto, ma sono irricevibili il raddoppio degli indici e la velata minaccia di lasciare Milano da parte delle società». Contando che il centrodestra è schierato compatto in difesa del Meazza, il dibattito in aula potrebbe avere esito molto incerto per Inter e Milan (per non parlare di rischio «cappotto»).

Preferirebbero il restyling del Meazza ma sono pronti a confrontarsi con i club, per comprendere soprattutto i vantaggi dell'operazione sul quartiere, il capogruppo Filippo Barberis, le dem Alice Arienta e Diana De Marchi. «Nonostante sia affezionata allo stadio - premette Arienta - non ho preclusioni su ricostruire o riqualificare. Il vero tema è come rigenerare l'area evitando che diventi un semplice centro commerciale con qualche aiuola. Deve esserci equilibrio tra parte sportiva, verde e commercio. Bisogna avere coraggio e visione, San Siro dovrà essere un'area di parchi e sport raggiungibile facilmente con mezzi e piste ciclabili, con punti dove ricaricare macchine e monopattini elettrici». Per la De Marchi «il Meazza è patrimonio storico che richiede sicuramente interventi innovativi ma sarebbe ideale mantenerlo attualizzandolo. La priorità è l'attenzione al consumo del territorio ma dovremo valutare le proposte, condividerle con gli abitanti del quartiere e prevenire speculazioni». Barberis precisa che la riunione di oggi servirà soprattutto a raccogliere informazioni tecniche, «prima di esprimerci nel merito dovremo vedere il progetto, approfondire il tema giuridico per evitare danni patrimoniali e capire la scelta più utile per tutelare anche la competitività delle squadre. Partiamo con una posizione che predilige la riqualificazione, i club devono convincerci che è impossibile evitare la demolizione e spiegarci i vantaggi per il quartiere.

Ma di fronte a una rigidità assoluta non potremo rischiare che vadano altrove, avremo la responsabilità di confrontarci e trovare insieme le soluzioni migliori per la zona».

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