Cronaca locale

Sbarca in città la moneta elettronica

Una ventina tra esercizi commerciali e studi professionali sono già pronti per accettare denaro virtuale

Sbarca in città la moneta elettronica

Bitcoin, la moneta elettronica inventata da ignoti, adesso è usata da chi ci mette la faccia, anzi l'insegna. Su Coinmap, la mappa delle attività che ne fanno uso, si conta più di una dozzina di esercizi commerciali e simili solo a Milano (e non è nemmeno completa). Un negozio di scarpe, un ristorante, una galleria d'arte, due saloni di design, lo studio di un avvocato, persino un taxi. «Una genialata della matematica», «l'invenzione più rivoluzionaria dopo Internet», «la moneta del futuro», dicono i titolari. Vero è che la maggior parte di loro ha una conoscenza approfondita del mondo digitale e un background informatico. Ma questo significa soltanto che sanno di che parlano.

«Ho scelto di introdurre Bitcoin come sistema alternativo di pagamento perché l'ho trovata un'idea estremamente interessante. Anche se l'utilizzo in Italia è ancora poco diffuso, se ne prevede una crescita esponenziale», spiega Francesco Trimboli, avvocato dello studio Trimboli&Trimboli. E infatti i clienti che l'hanno usato da lui non sono italiani: «Per il momento mi è servito solo nelle transazioni internazionali». Si tratta anche di una questione d'immagine, però: «È innovativo, come vuole essere il mio studio». È un inizio, come quello di Deodato Salafia della galleria Deodato Arte: «Sono certo della serietà del sistema e del modello matematico che sorregge Bitcoin, ho una laurea in informatica e non ho paura di utilizzarlo».

I vantaggi? «Non ci sono intermediari, nessun costo per la transazione, non è soggetto a svalutazioni da parte dei governi. Per i commercianti non c'è alcun rischio. E poi è davvero universale». Perplessità iniziali a parte, ma non da parte sua: «Mio padre era contrariato: vendere quadri costati denaro sonante e farseli pagare con moneta virtuale gli sembrava un'assurdità». Non è l'unico, un cliente gli ha risposto quasi offeso: «La truffa del secolo, mi ha detto. Del resto è troppo nuova perché convinca tutti». Come posta elettronica ed Internet quando posta elettronica ed Internet nascevano: «Bitcoin è come l'email dei soldi, un metodo di pagamento con costi irrisori le cui monete non sono duplicabili o falsificabili», spiega Lawrence Nahum, che ha convinto la moglie ad introdurre i bitcoin nel suo negozio di scarpe, Superga43. Ha 28 anni, ha lavorato a Londra nell'ingegneria del software.

Là la moneta elettronica dilaga: «È di gran lunga più diffusa che qui. Ma presto capovolgerà un sacco di settori». Lawrence è peraltro il fondatore di una start-up nuova di zecca, Greenaddress.it, un portafoglio che serve a proteggere i propri bitcoin. E a rassicurare chi si è spaventato dopo il crac della piattaforma di compravendita della moneta virtuale, MtGox. Poi c'è chi Bitcoin lo insegna agli altri esercizi commerciali, di mestiere: Carmelo Carchedi, titolare di Juniorbit Sas, si occupa di consulenza informatica e ora anche di formazione sui bitcoin: «Ai clienti interessati spiego come funziona. Un buon 70% supera lo scetticismo». Con il suo lavoro ha avviato all'uso della moneta digitale diversi esercizi di Milano: «È come per le carte di credito. Molti di coloro che le usano non sanno bene come funzionano davvero, ma sanno che sono affidabili».

Lo stesso succederà presto con la moneta digitale: «Ormai sta arrivando anche qui».

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