Cronaca locale

Alla Scala Giulio Cesare «Sedotto da Cleopatra moderna e intelligente»

Star il soprano De Niese. Il regista Carsen: «La regina egiziana cambiò l'imperatore»

Piera Anna Franini

Da venerdì, fino al 2 novembre, alla Scala va in scena Giulio Cesare in Egitto di Haendel. Uno spettacolo ciclopico, e che in via eccezionale vede il sipario scaligero aprirsi alle ore 19,30, anziché alle consuete 20. Sono quattro ore e cinquanta minuti, però compreso l'intervallo che scatta sul più bello: quando Cesare s'innamora. Lui, uomo di guerra, lacrime (procurate) e sangue prova turbamento al cospetto della bella Cleopatra.

«Si sente cambiato, fino a quel momento era stato un uomo politico e basta. Ora prova sentimenti», spiega Robert Carsen, regista regolarmente alla Scala dal 2000 quando si fece conoscere con i Dialoghi delle Carmelitane di Poulenc. Nella buca d'orchestra, lo specialista barocco Giovanni Antonini. Nel ruolo del titolo, Bejun Mehta (lontano parente del direttore Zubin), mentre Christophe Dumaux sarà Tolomeo: ucciso dal controtenore Philippe Jaroussky nel ruolo di Sesto. Jaroussky veste i panni del ragazzo orfano di padre a causa di Tolomeo, e ammette di essere «felice quando uccido un altro controtenore - Tolomeo appunto - in palcoscenico». Ma poi si fa serio spiegando che per raggiunti limiti d'età - 42 anni - dopo le performances scaligere, darà l'addio a questo personaggio adolescenziale, sarebbe poco credibile. Jaroussky-Sesto entra in scena e vede - e noi con lui - la testa del padre morto. Ti vendicherò, promette a se stesso. Per tutta l'opera vivrà con questo sentimento. L'opera di Haendel è tessuta di verità storiche, pur con deviazioni sul tema. Si prende spunto dalla campagna d'Egitto di Giulio Cesare. Il condottiero romano arriva in Egitto alla caccia del nemico Pompeo, questi viene ucciso da Tolomeo che pensa - così - di conquistare il favore di Cesare. Ma su Cesare, come dargli torto, avrà più presa il magnetismo della sorella Cleopatra. È un'opera barocca, e vuole l'happy end, con Cleopatra fatta regina da Cesare che si fa giurare l'amore eterno. E pace fu (andò diversamente sul versante giuramento).

La bella Cleopatra sarà Danielle De Niese, soprano australiano, naturalizzato americano, e ora Mrs Christie avendo sposato il presidente del Glyndebourne Festival (ma non ha ancora il passaporto britannico, confessa). Come i registi che l'hanno preceduto, e dopotutto in linea con il personaggio, Carsen farà in modo che la cantante sfoderi la sua esotica bellezza, anche con proiezioni cinematografiche. Anche attraverso otto diversi costumi, pure con un cambio in diretta. De Niese è innamorata del suo personaggio, lo difende a spada tratta, lo fa con i modi diretti, californiani.

«È donna super-intelligente, colta, furba, utilizza ogni arma a sua disposizione per salvare il suo popolo». E tra le frecce nella faretra: «Anche il grembo», perché il figlio assicura continuità dinastica. In un'opera d'azione come questa, farcita di guerre e soldati, Cleopatra è donna dinamica. «Non ci sono arie di pura esibizione. Ha giusto quattro battute in cui dice Regni Cleopatra. Poi - that's it, racconta il soprano De Niese che schiocca le dita e aggiunge «si tuffa nell'azione».

E via con le armi della seduzione.

Commenti