Cronaca locale

La scomparsa di Giacomo chef dei re e re degli chef

Nato a Collodi poi la fortuna in via Sottocorno Tra i clienti Montanelli, i reali di Spagna, Bono

La scomparsa di Giacomo chef dei re e re degli chef

Il suo sogno realizzato era stato arrivare in piazza Duomo con L'Arengario e anche vedersi consegnare l'Ambrogino da una città dalla quale ha ricevuto tanto e alla quale riteneva di aver dato anche di più. Ma il suo regno è resterà sempre via Sottocorno, quella che grazie a lui è diventata la via Monte Napoleone del cibo di qualità. Nel mondo intero, perché a quell'angolo del civico 6 ha apparecchiato per tutti, da Indro Montanelli ai coniugi Obama, passando per i reali di Spagna, George Clooney, Henry Kissinger, Woody Allen, Brad Pitt, Mick Jagger, Bono, Madonna, Maradona, i Moratti. E ancor prima nell'originaria apertura di via Donizetti per la divina Callas e per centinaia di migliaia di altre persone che a tavola ricevevano lo steso trattamento dei cosiddetti vip.

Se n'è andato, da poco compiuti i 94 anni, Giacomo Bulleri. Solo Giacomo, come tutti i re che hanno solo il nome e non il cognome. E della ristorazione, ma forse ancor più dell'imprenditoria Giacomo era un sovrano, tanto che perfino il New York Times nel 2017 titolava a tutta pagina The man who cooked for Italy, l'uomo che cucinava per l'Italia, raccontando i più di sessant'anni della sua vita. Che poi era il suo lavoro, cominciato undicenne come lavapiatti a Torino e arrivato (ma non ancora concluso, perché la sua eredità è destinata a durare a lungo) con gli attuali otto locali le cui redini sono saldamente nelle mani della figlia Tiziana Bulleri e del genero Marco Monti. Un impero che oltre al Ristorante da Giacomo e Giacomo Arengario nel prestigioso Museo del Novecento, oggi comprende sempre in via Sottocorno il Bistrot, la Pasticceria, la Tabaccheria e la Rosticceria, oltre al Caffè letterario a Palazzo Reale e a Giacomo Pietrasanta.

Una storia cominciata a Collodi nel 1925 (e per questa toscanità l'affinità con Montanelli) e approdata a Milano nel 1958 con la Trattoria di via Donizetti dalla parti della Camera del Lavoro dove arrosti, risotti e bolliti lo fanno diventare un appuntamento irrinunciabile per i turisti, ma anche per le famiglie milanesi. Negli anni Novanta il trasloco in via Sottocorno e un marchio che diventa conosciuto in tutto il mondo e in tutti i mondi. Perché sugli arredi pensati dall'architetto Mongiardino siedono raffinati intellettuali e starlette in cerca di gloria perlopiù effimera. Dietro a tutto l'idea che oltre alla imprescindibile qualità delle materie prime servite a tavola e delle ricette che vogliono coniugare tradizione e innovazione, ci debba essere un'irrinunciabile e sempre crescente attenzione all'estetica del luogo dove la cena diventa uno degli elementi di un momento piacevole da vivere. E così a partire dal 2009 la collaborazione di Tiziana e Marco Monti con lo Studio Peregalli per aprire la galassia griffata «Giacomo» che il NYT battezza the most exquisite restaurants in Milan, if not the world. Luoghi che Giacomo ha vissuto frequentandoli fino all'ultimo e fino a tarda sera. E dove sarà ben difficile tornare senza vederlo seduto con il suo immancabile cappello chiaro e il foulard al collo.

(Per salutarlo, oggi alla casa funeraria di Piazza Mistral 9 dalle 9 alle 18 e domani dalle 9 alle 12 prima del funerale alle 14,45 nella Chiesa di Santa Maria della Passione in via Conservatorio).

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