Cronaca locale

Scontri durante il corteo, sette studenti nei guai

Sette denunciati per gli scontri del 14 novembre scorso: sequestrati caschi e mazze da baseball usati per "protestare" in piazza

Scontri durante il corteo, sette studenti nei guai

Un mesetto passato a visionare ore e ore di filmati per comparare i teppisti mascherati con i ragazzi che poco prima sfilavano a volto scoperto. E alla fine sono saltati fuori i nomi di sette studenti, quattro maggiorenti e tre minorenni, che ieri hanno ricevuto la visita della Digos. Gli investigatori hanno perquisito le diverse abitazioni, trovando abiti e caschi uguali a quelli delle foto, portato i ragazzi in questura per la fotosegnalazione e quindi formalizzato una denuncia. La risposta degli antagonisti non si fa attendere: «Non erano solo loro, c'era tutta la piazza» e poi le minacce: «Presto nuove iniziative».

Gli incidenti a cui fa riferimento l'operazione, risalgono al 14 novembre durante il corteo per lo «European general strike» contro le politiche economiche imposte all'Italia dall'Europa. Per questo i manifestanti avevano imboccato corso Magenta per raggiungere Palazzo delle Stelline, dove hanno sede gli uffici Ue. I ragazzi trovarono un cordone di poliziotti e volarono bengala, bombe carta, sassi e mazzate. Subito dopo partirono le indagini non facili perché le prime linee si erano mosse con caschi in testa e passamontagna calati sul volto. La polizia scientifica tuttavia aveva ripreso i manifestanti non solo durante gli scontri, ma anche prima e dopo, quando erano a volto scoperto. In questo modo sono stati individuati sette militanti del collettivo Lambretta e al Coordinamento autonomo studenti e collettivi, entrambi area «Corsari».

Si tratta di G. L., e B. L., di 29 e 25 anni, con altre denunce sulle spalle per reati da ordine pubblico, D. R. G., e M. L., 19 anni, entrambi noti, ma senza carichi pendenti. Poi tre giovani leve: M. S., e G. F., di 16 anni e M. D., 17 anni. «Gli scontri sono stati dall'intera piazza» hanno replicato ieri pomeriggio gli autonomi attribuendo la responsabilità «a miglia di studenti» e non solo ai sette indagati. La colpa poi è tutta della polizia: «Noi volevamo solo passare, sono loro che ci hanno fermato». Poi le minacce: «Vogliono intimidirci e creare una distinzione tra buoni e cattivi ma non ci fermeremo qui, non ci lasciamo intimidire».

Per questo hanno annunciato nuove e imminenti iniziative.

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