Cronaca locale

Se ora D'Alema sceglie Parisi (E punta al Pd)

Giannino della Frattina

Il retroscena è parecchio gustoso e la firma autorevole. Così come di prestigio è la testata del Foglio sulle cui pagine Salvatore Merlo ieri spiegava «Perché non fa scandalo il sostegno milanese di D'Alema a Parisi». Abile espediente retorico per render pubblica la tutt'altro che scontata indiscrezione di un appoggio del Baffino di ferro al candidato di centrodestra.

Sullo sfondo il gran lavorare alle campagne elettorali dei due manager «gemelli diversi». Con Sala così impegnato a spiegare quanto sia da sempre di sinistra e il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che qualche giorno fa lo prende da parte per dirgli che «forse dovresti cominciare a dirlo un po' meno che sei di sinistra, dai retta». E poi D'Alema che, secondo Merlo, «pare faccia campagna per Parisi». E non soltanto (o forse soltanto) per spicciole ragioni di bottega (o ditta) e quindi in odio al premier-segretario-padre-padrone Matteo Renzi. Perché è chiaro a tutti e quindi a maggior ragione allo scaltro D'Alema che da Milano potrà passare la sconfitta o la consacrazione del renzismo. Buon auspicio per il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale su cui il putto fiorentino ha puntato tutto il suo futuro o magari con la vittoria di Parisi il tossico che avvelenerà quelle che potrebbero essere le sue ultime urne. Ecco perché a Palazzo Chigi hanno preso davvero male gli ultimi sondaggi con Sala che si è già bruciato in poche settimane tutto il vantaggio dato dal successo dell'Expo e dall'investitura di Renzi.

Perché Parisi, per di più, è uomo da maratone.

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