Cronaca locale

Sea Watch, Sala difende la capitana e contesta il «cattivismo salviniano»

La leghista Sardone: «Il sindaco legittima chi sperona la Gdf?»

Carola Rackete, la capitana di SeaWatch
Carola Rackete, la capitana di SeaWatch

«Siamo tutte clandestine», «siamo tutte sbruffoncelle», «Carola libera» sono i cori intonati dal popolo del Gay Pride che ha sfilato ieri dalla stazione Centrale a piazza Oberdan. Dedicati alla capitana della nave SeaWath 3, Carola Rackete, da ieri agli arresti domiciliari dopo aver forzato il blocco della Guardia di Finanza a Lampedusa, anche i cartelli «siamo tutti sulla stessa barca» o «grazie Carola» comparsi su alcuni carri «arcobaleno». Con Carola Rackete (e ça va sans dire contro il vicepremier leghista Matteo Salvini) si sono schierati ieri il fondatore di Emergency Gino Strada e il sindaco Beppe Sala, insieme al teatro Dal Verme per festeggiare i 25 anni dell'associazione umanitaria. Strada sul palco ha sostenuto che «la disobbedienza civile è da perseguire di fronte a queste istituzioni che si comportano in modo che non potrei altro che definire fasciste. Oggi sul banco degli imputati c'è chi vuole aiutare».

Prende le parti di Rackete anche il sindaco. A chi gli domanda se abbia fatto bene a disobbedire alla legge risponde che «in questo caso la capitana l'ha fatto per salvare delle vite umane», anche se frena chi (leggi il segretario della Cgil Maurizio Landini) prova a farne un'eroina paragonandola addirittura al simbolo dei diritti civili Rosa Parks: «Non elaborerei tanto sulla capitana che ha fatto quello che riteneva di fare e si è presa dei rischi - commenta -, ma ciò deve portare a una riflessione. Ne parlavo ieri (venerdì, ndr.) con il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che tra l'altro ha dichiarato pubblicamente che i porti libici non sono sicuri. Si può continuamente essere di lotta e di governo, dire tutto e il contrario di tutto e le cose non si risolvono». Il sindaco spara a zero contro Salvini, che ha negato per 17 giorni l'attracco alla SeaWatch, fino all'atto di forza e all'arresto della capitana: «Purtroppo stiamo prendendo la questione dalla coda e non dalla testa. Io non credo che oggi in Italia si sia nelle condizioni di dire liberi tutti, dentro tutti, ma se poi si arriva a situazioni come questa credo ci sia un livello di disumanità che non è degli italiani. Quando si arriva a questi punti si è veramente andati oltre, perchè obiettivamente quelle persone rischiano la vita e trovo disdicevole che ce la si prenda con 40 persone». Intervistato dal «Terzo Segreto di Satira» sul palco del Dal Verme Sala parte però dal successo di Salvini per dare una scossa al Pd. «Non penso che siamo diventati cattivi in Italia - premette - ma è chiaro che dei segnali ci sono, e sono stupito da come questo cattivismo salviniano abbia preso. La Lega è stata cinicamente capace di mettere insieme immigrazione e sicurezza, ne ha fatto un cavallo di battaglia evitando di risolvere i problemi veri». Riconosce a Salvini che «in 8 secondi esprime il concetto, è immediato, il Pd non deve fare un approfondimento continuo dello stesso pensiero». La leghista Silvia Sardone contesta Sala: «Fa sorridere - attacca - che parli di disumanità a proposito della Sea Watch quando la sua giunta ha accolto indiscriminatamente migliaia di clandestini per poi abbandonarli al proprio destino all'interno di edifici dismessi, parchi e stazioni. Organizzano marce per chiedere sempre più migranti e quanto sono accoglienti e a pagarne le conseguenze sono i milanesi che spesso si trovano degrado e criminalità sotto casa perché i migranti finiscono per strada». E «per Sala è giusto speronare la motovedetta della Finanza mettendo a rischio gli agenti? Così legittima una condotta criminale».

ChiCa

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