Cronaca locale

Sgambetto della Procura alla moda del Parkour

Il parkour, esercizio di abilità tra salti ed equilibrismi ad alta quota che può diventare pericoloso, finisce in Procura. Meglio: due ragazzi sono indagati per averlo praticato in forma estrema.
I giovani si arrampicano spesso su edifici, costruzioni e grattacieli in una specie di prova di coraggio e poi documentano le loro imprese con selfie e filmati. Ora sono indagati per violazione di domicilio. Sono accusati infatti di essere saliti nei mesi scorsi su un palazzo della zona di Porta Nuova. Il risultato sono le riprese di sé stessi in equilibrio a parecchi piani dal suolo, con sullo sfondo lo skyline della città, in particolare la Torre Unicredit di piazza Gae Aulenti, alta più di 200 metri. Le immagini sono poi state postate sui social, in profili proprio dedicati ai praticanti del parkour. Questa disciplina metropolitana è nata in Francia negli anni Novanta e da qualche tempo ha preso piede anche da noi. I siti che se ne occupano sono pieni di imprese ad alto rischio caduta.

L'inchiesta, coordinata dai pm Giancarla Serafini e Luca Gaglio e condotta dagli investigatori della polizia locale, è scattata dopo la denuncia di un legale che rappresenta i condomini del palazzo scalato dai due ventenni, uno dei quali assistito dall'avvocato Marco De Giorgio. Le indagini hanno portato nelle scorse settimane anche ad alcune perquisizioni a carico dei due indagati. Sono stati sequestrati computer a altro materiale informatico.

Il caso dimostra tra l'altro la volontà degli inquirenti di approfondire un fenomeno molto diffuso tra i ragazzi e che può avere gravi conseguenze. Come è successo con la morte di Andrea Barone, il 15enne che a settembre scorso è precipitato dal tetto del Centro Sarca, a Sesto San Giovanni. La vittima e i suoi amici erano saliti in cima all'edificio forse con l'intenzione di scattarsi un selfie da pubblicare sui social. Nelle indagini sui due ventenni sono stati acquisiti numerosi video e foto delle loro performance, condivise con gli altri in una sfida a distanza. Per l'accusa di violazione di domicilio rischiano l'emissione di un decreto di condanna e una pena pecuniaria. Secondo la difesa però, non ci sarebbe stata alcuna violazione di domicilio in quanto gli spazi scalati dai due giovani erano aperti al pubblico.

Nel caso di Andrea Barone, caduto in una condotta di areazione non segnalata per quasi cinquanta metri, l'accesso al tetto non era ostacolato da barriere, vigilanti o altre misure di sicurezza.

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