Cronaca locale

Si è aperta un'altra porta sul futuro della grande Brera

È accordo sul trasferimento di parte dell'Accademia Bradburne inaugura il nuovo ingresso alla quadreria

Francesca Amè

Forse festeggeremo l'accordo per la Grande Brera con una fetta di panettone in mano. La cautela è d'obbligo, parliamo pur sempre di un'impresa quella della riorganizzazione della Pinacoteca e dell'Accademia e dei rispettivi ampliamenti che pare la fabbrica del Duomo. Eppure qualcosa si è mosso per davvero. Sul piatto ci sono i quaranta milioni di euro dati dal MiBact per l'adeguamento della caserma miliare che si affaccia su via Mascheroni dove si potrà trasferire (una parte: non tutta) l'Accademia di Brera. Le bozze dell'accordo stanno facendo il giro dei ministeri. Ne sono interessati tre: quello dell'Istruzione, quello dalla Difesa e quello della Cultura. E nonostante ieri, in occasione del taglio del nastro della riapertura della porta Gregotti della Pinacoteca di Brera, proprio il ministro alla Cultura Dario Franceschini si sia tenuto sul vago («c'è un'intesa che va perfezionata», ha detto), la svolta c'è stata. Lo conferma James Bradburne, direttore della Pinacoteca: «Siamo agli ultimi perfezionamenti, è una questione di pochi mesi. Si chiuderà entro Natale». L'ennesimo annuncio di una telenovela di cui persino gli addetti ai lavori fanno fatica a tenere a mente le trama? Pare di no. Nel frattempo, i docenti dell'Accademia non hanno celato qualche mal di pancia per un progetto che sentono calato dall'alto ma che ha invece convinto i vertici dell'istituto (in testa Marco Galateri di Genola, presidente a fine mandato, gli succederà Livia Pomodoro).

Cerchiamo di capire meglio di quali cambiamenti stiamo parlando una volta che il nuovo protocollo d'intesa sarà siglato. Innanzitutto, l'Accademia non sarà trasferita in blocco. «Avrà a disposizione una sede nuova e modera, perfetta per alcune discipline: sarà l'Accademia stessa a decidere in che modo»¸ spiega Bradburne. E precisa: «Non è la Pinacoteca che caccia l'Accademia: si lavora insieme. Gli studenti rimarranno anche qui. Una Brera senza studenti non è pensabile». Dunque una sede nuova (22mila mq, più del doppio di quella attuale) per l'Accademia, con il progetto di un campus interno e spazi che si libereranno nella sede storica. Li prenderà la Pinacoteca? «Vedremo. Non ne abbiamo bisogno, non ci manca lo spazio», puntualizza Bradburne. In testa ha il suo piano. Le prime mosse le abbiamo già viste: cortile interno con panchine per sedersi, gonfalone esterno, indicazioni più leggibili. È seguito il riallestimento di tredici sale (tra cui quelle di Raffaello e Perugino e quella del Mantegna): pareti coi toni più accesi, didascalie per il pubblico con l'introduzione di quelle pensate per i bambini, nuova illuminazione. Da oggi anche un nuovo ingresso.

Per la prima volta si entra in Pinacoteca dopo aver salito lo scalone varcando quella soglia ridisegnata ai primi anni Ottanta dall'architetto Vittorio Gregotti, chiamato dall'allora sovrintendente Carlo Bertelli, e realizzata in metallo brunito nel 2001, giusto sotto l'orologio di Brera. Mai usata prima come ingresso principale, segna un altro passo avanti: nuovo ingresso con guardaroba e punto informazioni. Le prossime tappe: entro l'autunno del 2017, la creazione di una caffetteria nel loggiato (e non negli spazi dell'Accademia come si vociferava) e, al piano terra, di un bookshop «aperto a promuovere anche i lavori dei giovani artisti dell'Accademia».

Nel frattempo, riqualificazione delle rimanenti sale in attesa del 2018 quando Palazzo Citterio sarà finalmente pronto per accogliere tutta la collezione moderna della Pinacoteca, dando respiro alle collezioni Jesi, Vitali, Jucker e Mattioli.

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