Cronaca locale

Sicurezza, patto Sala-Fontana: più sorveglianza (e più soldi)

Il prefetto coordina l'incontro con Comune e Regione «Chiediamo un impegno finanziario su temi specifici»

Sicurezza, patto Sala-Fontana: più sorveglianza (e più soldi)

Un patto per la sicurezza della città. «Non soltanto un atto formale», hanno messo in guardia i firmatari, ovvero il prefetto Luciana Lamorgese, il sindaco, Giuseppe Sala e il presidente della Regione, Attilio Fontana. Parte con tutte le buone intenzioni il Patto per Milano e la Lombardia, che è stato siglato durante una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. E le intenzioni in politica o si trasformano in risorse o non sono buone. Per questo motivo al tavolo ha partecipato anche il governatore, a cui con tutta probabilità, dopo la stesura definitiva - che avverrà «prima dell'estate» - sarà chiesto anche un impegno finanziario. «Su progetti specifici» ha però specificato Lamorgese. «In qualità di coordinatore dei prefetti lombardi, comunicherò le linee guida ai miei colleghi delle altre province», ha poi aggiunto. In termini di visione infatti la novità di questo protocollo è proprio l'ampio respiro che va anche oltre il territorio di Milano-città Stato. Polo di attrazione non solo di turisti e designer, ma anche - come si è visto nella «notte delle rapine», partite in provincia e finite con un omicidio nei pressi della Stazione Centrale - di balordi e criminali. «Milano e la Lombardia devono presentarsi con la stessa faccia» ha sintetizzato Sala. Del tutto d'accordo con Fontana: «Bisogna creare un modello nel campo della sicurezza da esportare in tutte le altre città della Regione dove ci sono situazioni preoccupanti».

Ma andiamo per gradi. L'idea di un accordo fra enti e prefettura nasce dal decreto che porta il nome dell'ex ministro dell'Interno, Marco Minniti, in materia di sicurezza delle città. I «patti» hanno il fine di aiutare le amministrazioni nella lotta al degrado e di favorire il coordinamento fra polizie locali e altre forze dell'ordine. Milano potrebbe essere la prima a recepire la direttiva; ci aveva già provato la vecchia giunta regionale, ma le intenzioni si erano scontrate con la campagna elettorale. Oggi la possibilità torna alla ribalta ed era necessario un passaggio formale, con la richiesta partita proprio dal prefetto a Comune e Regione, per ridare avvio alla procedura. Quando il testo sarà pronto si potrebbe parlare di più telecamere di sorveglianza o di nuove dotazioni informatiche per le centrali operative delle polizie locali. E qui potrebbero entrare in gioco i bandi regionali. I termini pratici rimangono tutti ancora da chiarire, ma la finalità «è di dare maggiore visibilità sul territorio al lavoro delle forze di polizia». Partendo da ciò che è già stato fatto: «Dal primo di gennaio contiamo 25 controlli in Stazione Centrale, almeno uno a settimana, e la situazione è migliorata» ha fatto presente ancora Lamorgese. Che ha illustrato poi alcuni numeri: i reati sono in calo del 12 per cento sulla città e del 14 per cento sulla metropoli. Appena ieri alcuni dati consolidati sui primi quattro mesi relativi alle rapine in banca erano stati resi pubblici: 55 nel 2015, 61 nel 2016 (+10 per cento), 33 nel 2017, mentre solo una dall'inizio del 2018. Eppure non basta: la percezione dei cittadini è ancora di insicurezza. Su questo ha voluto dire l'ultima parola il sindaco Sala: «I reati calano ma la sensazione dei cittadini è diversa: non bisogna accettare che sia così per definizione. La politica ha il preciso dovere di lavorare perché non si viva di percezioni. Voglio essere un sindaco che tutela di diritti ma interviene sull'illegalità».

Ad esempio sugli sgomberi: si dovrà pensare a soluzioni per le famiglie con bambini, garantendo comunque che liberino le case occupate.

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