Cronaca locale

Sonya e Anne, alla Scala acuti di grande bellezza

La soprano Yoncheva sarà Mimì nella Bohème di Zeffirelli. La violinista Mutter diretta da Chailly

Piera Anna Franini

Anne-Sophie Mutter e Sonya Yoncheva sono due artiste di gran temperamento. Violinista la prima, soprano la seconda, carriera fulminante per l'una e sbocciata gradualmente per l'altra, entrambe animali da palcoscenico: non appena vi mettono piede, monopolizzano l'attenzione. A lanciarle, due colossi della musica: Herbert von Karajan fece debuttare la prode Anne-Sophie a 13 anni, con i Berline Philharmoniker e l'anno dopo a Salisburgo, Sonya Yoncheva iniziava a farsi conoscere grazie alla medaglia d'oro al Concorso Operalia di Domingo, nel 2010. Entrambe saranno di casa alla Scala questa e (quanto alla cantante) le prossime settimane. La Yoncheva è Mimì nella Bohème in programma da mercoledì 7 giugno al 14 luglio, con Evelino Pidò sul podio, Fabio Sartori come Rodolfo e regia anni Sessanta di Franco Zeffirelli. Non è la prima volta alla Scala per questo soprano che si fece conoscere cantando in un complesso di musica antica, ma solo ora vi debutta in un melodramma: dopo i successi in giro per il mondo, e in particolare al Met di New York dove si impose nel 2014 proprio in Bohème oltre che in Traviata.

La Mutter suona raramente in Italia, Scala compresa, ma ha incluso la tappa milanese in questo suo giro del mondo piuttosto speciale: festeggia i 40 anni dal debutto al festival di Salisburgo, la manifestazione che la incoronò regina del violino a soli 14 anni. E tale è ancora. E' il direttore d'orchestra Riccardo Chailly a portarla a Milano, e dirigerla per tre giorni: giovedì 8, venerdì 9 e lunedì 12 giungo, in una terna di concerti della stagione sinfonica del teatro. Programma nel segno di Brahms con il Concerto per violino e la Quarta Sinfonia.

Yoncheva ci ha confessato che non vede l'ora di debuttare alla Scala e in particolare nella Bohème di Zeffirelli. Di fatto, questo è solo l'avvio di collaborazione con il teatro milanese dove tornerà l'anno prossimo per un debutto di ruolo ne Il Pirata di Bellini e in un recital di canto. Ma ci si spinge anche oltre il 2018, ci anticipa. Bulgara, classe 1981, solo sette anni fa si svincolò dai panni - ormai sempre più stretti - di cantante barocca grazie alla medaglia d'oro al Concorso Operalia. Notata, poi, dal sovrintendete del Metropolitan, conquistava pubblico e critica newyorchese superando a testa alta ogni ingaggio last minute. Ora nel teatro americano non canta più in pronto soccorso di colleghe febbricitanti, ma ha riempito l'agenda al punto che per l'anno prossimo sarà a NY per sei mesi. Ultimo tassello americano. La sua Traviata, ripresa nei cinema americani, in marzo è stata campionessa di incassi negli Stati Uniti, in un fine settimana ha totalizzato 1.8 milioni di euro proprio come il musical da sei Oscar La La Land. La Scala è il teatro dei sogni degli artisti, una carriera non può prescindere è il, mantra di ogni cantante arrivato in vetta. Ma il Met per una serie di ragioni è il teatro più internazionale che vi sia. IN breve, il suo nome è venuto alla ribalta prepotentemente e i teatri di vaglia la vogliono. È inoltre entrata nella «collezione» degli artisti Rolex, accanto ai Domingo, Bartoli, Dudamel, Kaufmann.

La Mutter è il violino, la sirena del violino: da sempre avvolta in abiti gradevolmente femminei, sorta di logo (spesso Christian Dior). Un prodigio, il suo, che ha saputo evolversi col tempo. E' artista in confidenza con la musica del passato ma anche del presente: ha tenuto a battesimo 24 nuovi lavori di compositori come di Sebastian Currier, Henri Dutilleux, Sofia Gubaidulina, Witold Lutoslawski, Norbert Moret, Krzysztof Penderecki, Sir André Previn, Wolfgang Rihm. Tra le varie medaglie al valore, ricordiamo i quattro Grammy Award.

Ma la più bella creature di questa donna è la sua Fondazione, pensata per sostenere giovani di talento (strumentisti di arco).

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