Cronaca locale

"Sorride in foto, non fu stupro": la corte respinge l'istanza

La difesa chiedeva di acquisire agli atti le foto pubblicate sui social dalla vittima nei giorni successivi alla violenza, che la ritraggono sorridente

"Sorride in foto, non fu stupro": la corte respinge l'istanza

Pubblica sui social alcune foto sorridenti alcuni giorni dopo lo stupro. E l'istanza della difesa chiede di acquisire le foto agli atti perché dimostrerebbero l'assenza di un trauma.

È la richiesta, respinta dalla prima Corte d'Appello di Milano, effettuata dalla difesa dei tra imputati, accusati di aver violentato una giovane 23enne nell'aprile del 2017. A pochi giorni dalla violenza, la ragazza avrebbe pubblicato sui social alcune foto in cui era "ritratta con un'espressione sorridente". Le immagini, a detta della difesa, sarebbero incompatibili "con il trauma asseritamente subito". Lo scorso maggio, secondo quanto riporta il Mattino, la Corte d'Appello ha respinto l'istanza.

I tre imputati sono accusati di violenza sessuale aggravata ai danni della 23enne, che sarebbe stata prima stordita con le benzodiazepine, o droga dello stupro, e poi violentata. Durante gli abusi, infatti, la ragazza "si trovava in stato di semi incoscienza e non ha opposto resistenza".

La Corte, nelle motivazioni che accompagnano la decisione di respingere l'istanza ha affermato: "Mentre è certa la data di pubblicazione delle fotografie, non lo è altrettanto la data in cui gli scatti sono stati effettuati". Ma, se anche le foto risalirebbero ai giorni successivi alla violenza, a dimostrazione del fatto che la ragazza "era in grado di sorridere, non mostrava segni di violenza ed era nella disposizione d'animo di farsi fare e pubblicare fotografie", ciò "non si porrebbe in contraddizione con la dinamica dei fatti ricostruita nella sentenza impugnata". Inoltre, la Corte specifica come spesso i danni psicologici nei casi come quello in esame compaiano spesso "col tempo, via via che la vittima elabora l'accaduto, e non necessariamente sono più acuti nell'immediatezza".

I difensori degli imputati, però, hanno annunciato ricorso in Cassazione, perché "la Corte d'Appello non ha replicato adeguatamente alle argomentazioni difensive, che dimostravano l'assenza della violenza".

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