Cronaca locale

«Prima» sottotono fa arrabbiare la stilista Curiel

Dovrebbe essere una serata glam quella della Prima della Scala. Sciccosa soprattutto se ad accenderla è un personaggio come Violetta, protagonista della Traviata in scena oggi. Perché Violetta, ci hanno spiegato il soprano che la incarnerà, Diana Damrau, e il regista, Dmitri Tcherniakov, è donna di intelletto e piacere. Una sorta di Marylin Monroe che seduce con uno sguardo, e poi usa l'uomo come meglio crede. Si diverte, festeggia, brinda (Libiamo ne' lieti calici), consapevole che l'amore crea dipendenza, offese, procura insomma giusto grattacapi, sostiene il regista. Ma anche questa, come le ultime, sarà una Prima mesta, con un glamour ai minimi storici. Si lamenta la stilista Raffaella Curiel, «Quasi tutte le donne hanno riciclato un vestito già messo o andranno in corto» dice la Curiel, che negli anni Sessanta confezionava anche quaranta abiti per una Prima, scesi oggi a 4. «Sarà una Scala molto morigerata e io sono molto arrabbiata. Con questa storia del rigore, del non far vedere le pellicce, i gioielli, la ricchezza, la gente che avrebbe le possibilità non spende più: se anche per un'occasione come la Prima si mettono i vestiti di dieci anni fa l'Italia non può ripartire» dice la Curiel che stasera sarà presentissima come sempre, a differenza di due pezzi di storia delle Prime scaligere: Marta Marzotto e Valeria Marini. Questa Prima rispecchia i nostri tempi, con un 30% di italiani a rischio povertà, ed è cartina di tornasole di un Paese provinciale che crea prodotti di qualità ma è incapace di promuoverli: il caso di questa Traviata, tagliata su misura di un'artista superba come Diana Damrau, in un cast che promette bene, con una buca d'orchestra rassicurante e una regia intrigante. Eppure sarà una Traviata fatta in casa, molto milanese, senza presenze di grido fatta eccezione delle figure istituzionali del nostro Paese. Dunque presidente della Repubblica, Camera e Senato, qualche ministro, in testa Massimo Bray (Cultura). Assente Enrico Letta. Nel palco reale anche il sindaco Giuliano Pisapia. A fianco delle istituzioni, uomini della finanza, a partire dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, Federico Ghizzoni, ad di Unicredit e presidente della Filarmonica della Scala. Fra gli artisti, il ballerino Roberto Bolle. Più la solita mondanità del 7 dicembre: Gabriella Dompè con Alfonso Signorini in qualità di cavalier servente, Daniela Javarone, Silvia Falck. La Traviata è il titolo d'opera più rappresentato al mondo. Ruota attorno alla protagonista Violetta (Damrau), quindi Alfredo Germont (Piotr Beczala) e Giorgio Germont (Zeljco Lucic). Il regista, Dmitri Tcherniakov, offre una lettura alla Bergman, centrata sulla psicologia dei personaggi che si muoveranno in piccoli spazi, tutti interni, perlopiù eleganti (salotto di Violetta e Flora) o al massimo elegantemente rustici (nel secondo atto, residenza di campagna). Violetta si atteggia a famme fatale nel primo atto, e a compagna affettuosa, ahimè in ciabatte, nel secondo. La si vedrà vivere di stenti alla fine, in mezzo a boccette di farmaci.

Una malattia, la sua, che diventa - secondo il regista - una banco di prova dell'amore di Alfredo.

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