Cronaca locale

Stadio o imprese innovative altra guerra sulle aree Expo

La società Arexpo ha lanciato la gara con base d'asta 315 milioni Il governatore Maroni spera di veder costruire la cittadella olimpica

Lo stadio del Milan e la cittadella olimpica oppure un distretto dedicato alla nuova imprenditorialità e all'innovazione con spazi riservati a funzioni pubbliche? Nell'Expo delle eterne discordie è di nuovo muro contro muro tra Regione e Comune. A dividerli il futuro del milione di mq dopo la rimozione dei padiglioni. E qui a scendere in campo è Arexpo, la società voluta da Roberto Formigoni nel giugno del 2011 al culmine del conflitto con Letizia Moratti proprio sull'acquisto delle aree di Rho-Pero dai privati (Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi). Tre anni dopo in Arexpo ci sono Comune e Regione con il 34,67 per cento, Fondazione Fiera con il 27,66, la Provincia con il 2 e il Comune di Rho con l'1. Un testa a testa, quello tra i due soci principali, emerso ieri quando Arexpo ha lanciato la gara per i terreni. Base d'asta è la cifra stimata dall'Agenzia delle entrate: 315 milioni e 426mila euro, senza offerte al ribasso, presentazione entro il 15 novembre con fideiussione da 3 milioni e commissione che sceglierà entro il 30.

Tra i requisiti, oltre alla riqualificazione, il mantenimento di una superficie minima di 440mila mq a «parco pluritematico», un punteggio maggiore per chi si impegnerà alla «minor edificazione», così come al rispetto dell'eredità e dei temi dell'Expo. Decisa anche l'assegnazione del 70 per cento del punteggio alla «qualità», mentre il 30 andrà alla proposta economica. Per il presidente di Arexpo Luciano Pilotti «un giro di boa importante per la nostra società, ma soprattutto per la storia dei lombardi perché con questa chiamata ai mercati vogliamo vedere se c'è disponibilità per un progetto che è la chiave per lo sviluppo di Milano».

Da notare, e non è certo irrilevante, che se nessuna sarà soddisfacente, Arexpo si riserva il diritto non assegnare le aree. E a quel punto il governatore Roberto Maroni e il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris presenti ieri al lancio della gara, sono consapevoli di dover metter mano insieme ad Arexpo a un «Piano B». Prospettiva che non sembra impensierire il Comune, perché la De Cesaris assicura che le manifestazioni di interesse sono già una quindicina. Tra cui, spiega mostrando ottimismo, «un gruppo di imprese coordinate da Assolombarda per promuovere una nuova imprenditorialità aziendale pensata in un'ottica di futuro». Niente a che fare con lo stadio del Milan già depositato con una manifestazione di interesse firmata dall'amministratore delegato Barbara Berlusconi. Da far magari diventare, nei desideri di Maroni, «un impianto olimpico con tanto di pista da atletica al centro di una cittadella dello sport con piscina olimpica e palazzetto». Magari con vista sul Padiglione Italia che insieme alla Cascina Triulza sarà un'eredità dell'evento. Proprio per questo è lo stesso Maroni a sottolineare un passaggio del bando che consente la partecipazione a «consorzi e raggruppamenti temporanei d'impresa costituiti e costituendi». La figura perfetta se il Milan dovesse decidere di trovare dei compagni di cordata per realizzare quello stadio che era già presente nel Masterplan «Milano Expost» datato novembre 2013 e a cui fa riferimento il bando di gara Arexpo.

Con Maroni pronto a ricordare che anche la Rai ha detto di essere interessata a costruire magari a Rho il nuovo centro di produzione.

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