Cronaca locale

Gli stellati milanesi tra new entry moda e talent tv

Oltre all'en plein di Enrico Bartolini le belle sorprese Ritrovato e Puleio

Mimmo Di Marzio

Le recentissime nuove «palme» conferite dalla rossa Michelin, che resta la guida enogastronomica più accreditata, hanno confermato due dati nel panorama della nostra ristorazione. Il primo - quello che forse più inorgoglisce i lombardi - è che la regione resta saldamente in testa allo stivale con ben 62 stellati (con le new entry dei ristoranti Impronte di Bergamo, L'Aria del Mandarin Oriental sul Lario, Villa Naj a Stradella). Il secondo dato su cui riflettere riguarda la vivacità con cui Milano continua ad aumentare e a diversificare la sua offerta nell'alta ristorazione, pur collocandosi al terzo posto dopo Napoli e Roma. Tra i venti ristoranti iridati dalla Michelin, tante conferme, un grande en plein (quello del tristellato Enrico Bartolini), ma anche qualche sorpresa relativa a ristoranti di recente apertura ma forti pretese. Tra questi, merita una riflessione il caso di IT Milano, il ristorante nato nel cuore di Brera sotto l'egida del blasonato chef partenopeo Gennaro Esposito. Il ristorante di via Fiori Chiari, fondato solo sette mesi fa dall'imprenditore Alessio Matrone, è balzato immediatamente sulla cresta dell'onda non soltanto per il brand culinario ma anche per l'ambiente glamour contraddistinto dal design ricercato e dj set onnipresente. L'aspetto modaiolo e la location ben inserita nel contesto della movida milanese non ha impedito al giovane chef Aldo Ritrovato - visto inizialmente come costola di Esposito - di mostrare tutte le sue autonome qualità in una cucina contemporanea ma fortemente ancorata alle tradizioni italiane. Stella rapida ma meritata, dunque, come quella conquistata dall'altra new entry milanese: ovvero L'Alchimia di viale Premuda che vede in prima linea Alberto Tasinato, ex restaurant manager di Seta al Mandarin Oriental, e il giovane chef laziale Davide Puleio; vero astro nascente, quest'ultimo, bravo ad aggiudicarsi anche il Premio speciale giovane chef Michelin 2020 e autore dui quello che stato giudicato il miglior piatto dell'anno: il Merluzzo in macchia. Del toscano Enrico Bartolini, vero recordman con ben otto stelle collezionate nei suoi ristoranti in tutta la penisola, si è già detto molto. Ma le tre stelle conseguite al Mudec, che ha riportato il massimo blasone 25 anni dopo Gualtiero Marchesi, era un'impresa tutt'altro che scontata anche perchè ottenuta al terzo piano di un museo milanese non tra i più frequentati. Il merito va tutto al fluoriclasse pistoiese che, fuori dai riflettori mediatici, con i suoi 35 coperti in via Tortona ha saputo dare vita a una cucina «in cui la personalità dello chef spicca per ricerca e sperimentazione, armonizzandosi perfettamente con la dinamicità di Milano e regalando un tocco da artista al ricco patrimonio gastronomico italiano». Per il resto, importanti conferme (nel bene e nel male) e nessuna caduta eccellente come nelle ultimissime edizioni.

Sono rimasti a quota una stella Carlo Cracco e Claudio Sadler, mentre i bistellati Andrea Aprea (Vun), Antonio Guida (Mandarin Seta) e Il Luogo di Aimo e Nadia sottolineano ancora una volta che la qualità paga anche lontano dai riflettori dei talent tv.

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