Cronaca locale

Svolta nel caso Marinoni: segni di arma da taglio "Non è volato dal traliccio"

Era stato ritrovato con lo sterno sfondato e si pensò al suicidio. Si cerca l'assassino

Svolta nel caso Marinoni: segni di arma da taglio "Non è volato dal traliccio"

La svolta che può diradare il mistero è arrivata dai primi risultati dell'autopsia. Il corpo di Stefano Marinoni, il 22enne di Baranzate trovato morto lo scorso 12 luglio ai piedi di un traliccio, presentava diversi segni di arma da taglio. Colpi che potrebbero essere stati inferti con un coltello.

Il giovane venne ritrovato dai carabinieri della compagnia di Rho in un'area verde tra Arese e Terrazzano. Aveva lo sterno sfondato e il suo cadavere era già in stato di decomposizione. Dopo alcuni giorni di accertamenti la Procura aveva conservato i dubbi: suicidio o omicidio? Alla fine il pm Mauro Clerici aveva aperto un fascicolo per omicidio volontario. Per poter indagare in modo più ampio possibile. Tuttavia l'ipotesi che Marinoni si fosse buttato dopo essersi arrampicato in cima al traliccio o fosse caduto sembrava spiegare, a prima vista, le gravi ferite al torace. Ora le lesioni rinvenute dal pool di medicina legale guidato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo rendono la pista del gesto volontario del tutto improbabile. Si tratta di un primo esito dell'esame autoptico, la cui relazione finale non è ancora stata depositata agli atti dell'inchiesta. Il pm ha però dato il nulla osta alla sepoltura del ragazzo. Marinoni era scomparso da casa il 4 luglio. Era uscito dicendo alla madre che doveva incontrare alcuni amici e che sarebbe rientrato per cena. Invece non tornò. E nove giorni dopo si scoprì che era morto in circostanze molto strane. La Procura ha chiesto agli esperti di approfondire, proprio perché i primi esami sul corpo non avevano confermato l'ipotesi del suicidio o comunque della caduta.

Dall'estate la scomparsa del 22enne elettricista è senza spiegazione. Vicino al luogo del ritrovamento c'era la sua Smart acquistata da poco. Era regolarmente parcheggiata e chiusa a chiave. In tasca Marinoni aveva solo le chiavi dell'auto, nessun biglietto d'addio fu ritrovato. Il cellulare, che aveva portato con sé uscendo, è rimasto muto dalla sera della scomparsa. L'ultima cella che ha agganciato è proprio quella di casa. Non si era portato invece, come si è scoperto alcuni giorni dopo, bancomat, carta di credito e patente.

Gli investigatori dell'Arma hanno naturalmente sentito tutti gli amici della vittima, in cerca di quelli che avrebbe dovuto vedere: «Hanno assicurato di non aver progettato d'incontrarsi con lui», spiegano i carabinieri. Stefano Marinoni è descritto dai familiari come un ragazzo tranquillo. Da subito, va detto, i suoi parenti hanno riferito che non aveva alcun motivo di sparire nel nulla volontariamente né tanto meno di togliersi la vita. Il lavoro andava bene, si era appena comprato la Smart, la sua prima macchina. Tutto filava liscio. Se Stefano è stato ucciso, a questo punto non è nemmeno certo che il luogo del delitto sia lo stesso del ritrovamento.

Chi l'ha aggredito forse ha scelto la base di quel traliccio proprio per far credere che ad ammazzarlo è stato un salto nel vuoto.

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