Cronaca locale

Tangenti, no del Riesame: Caianiello resta in carcere

Respinta sia l'istanza di revoca della misura cautelare che la questione di competenza territoriale

Tangenti, no del Riesame: Caianiello resta in carcere

Deve restare in carcere Nino Caianiello, colui che per la Dda è il «burattinaio» del sistema di tangenti, appalti truccati e finanziamenti illeciti ai politici al centro dell'inchiesta che il 7 maggio scorso ha portato a 43 misure cautelari. Gli indagati sono almeno cento. Lo ha deciso ieri il tribunale del Riesame, respingendo l'istanza di revoca del carcere e la questione di competenza territoriale presentate dai suoi difensori. I legali dell'imprenditore sostenevano che l'inchiesta dovesse essere trasferita a Busto Arsizio.

Caianiello è accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito ed è difeso dall'avvocato Tiberio Massironi. Ha chiesto di essere interrogato dai pm, l'interrogatorio dovrebbe tenersi tra il fine settimana e l'inizio della prossima. Il difensore ha spiegato che ricorrerà in Cassazione, in particolare sulla questione dell'incompetenza territoriale e sull'utilizzabilità di alcune intercettazioni effettuate nell'originaria indagine nata appunto a Busto. Il legale ha sottolineato che Caianiello, ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese, sostiene di non aver mai preso «soldi in modo illecito» e che il denaro raccolto durante la sua attività politica «lo ha messo in Agorà, un'associazione culturale legata a Forza Italia, e nel partito». Aggiunge che gli inquirenti, che sono alla ricerca di presunti fondi neri, «non troveranno un solo euro, anche all'estero».

Secondo gli atti dell'inchiesta, Caianiello sarebbe stato «artefice di buona parte» delle nomine e delle assunzioni di suoi uomini nei posti chiave di «enti pubblici che gestiscono rilevantissimi flussi di denaro». Da questa attività avrebbe ottenuto «diretti benefici in termini economici», arrivando al «prelevamento di una quota percentuale» della loro retribuzione, la cosiddetta «decima». Soprattutto avrebbe ottenuto un «incremento del proprio potere».

Ieri in Procura è stata sentita un'altra delle 12 persone finite in carcere nell'inchiesta dei pm Bonardi, Furno e Scudieri e dell'aggiunto Alessandra Dolci. Si tratta di Pier Michele Miano, che è accusato di corruzione come «intermediario» in relazione alla vicenda di un complesso immobiliare a Gallarate, vicino a Varese. Sempre ieri si sono discusse al Riesame le istanze di Davide Borsani, ai domiciliari, ed Henry Bonini, che ha l'obbligo di firma.

Nei prossimi giorni le udienze per le ultime due posizioni.

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