Cronaca locale

Truffò disabile in carrozzina. L'impostore evita il carcere

Il paraplegico raggirato con la promessa di una cura Spariti i risparmi di una vita. Ma la pena è minima

Truffò disabile in carrozzina. L'impostore evita il carcere

Provate pure a imbrogliare uno sventurato, un ragazzo ridotto su una sedia a rotelle, e a portargli via tutto quello che possiede illudendolo con speranze di guarigione: malchevada, se vi beccano, dovrete solo restituire il maltolto e ve la caverete con una pena quasi simbolica.

È questa la triste morale della conclusione, celebrata ieri mattina in tribunale, di una brutta storia iniziata due anni fa, quando il sostituto procuratore Luca Poniz fa arrestare un imprenditore milanese, Tiziano Perfetti, e due suoi collaboratori. Le indagini dei carabinieri avevano permesso di scoprire che Perfetti aveva messo in atto una truffa spietata ai danni di Marco S., un giovane rovinato per tutta la vita da un incidente stradale che a vent'anni lo ha reso paraplegico. Dalla assicurazione del veicolo che lo aveva investito, Marco aveva ricevuto un risarcimento di un milione e mezzo di euro. Una bella somma, ma che non restituiva al ragazzo l'unica ricchezza che desiderava: tornare a camminare.

È qui, nei desideri di un ragazzo reso fragile dalla malattia, che si materializza Tiziano Perfetti. L'uomo è titolare di una società di Novara, la Ksi (che sta per Kafka Servizi Internazionali) specializzata nel propagandare invenzioni mirabolanti: nel 2013 avevano annunciato il lancio sul mercato della «No-Plug», la prima automobile elettromagnetica del mondo, di cui ovviamente non si è vista la traccia.

Perfetti si presenta bene, ha la parlantina sciolta. A Marco spiega che c'è una azienda svizzera che ha messo a punto una cura in grado di farlo camminare di nuovo, e lo convince investire tutti i suoi risparmi nella ditta elvetica. La cura però non c'è, e l'azienda è sostanzialmente una scatola vuota. Di fatto, il giovane milanese viene depredato di tutto. Quando la Procura apre l'inchiesta, il pm Poniz decide di usare le maniere forti. Per il reato di truffa di solito non potrebbero scattare le manette, ma in questo caso ci sono due aggravanti: l'entità del «bidone» e soprattutto la debolezza della vittima, di cui Perfetti è accusato di essersi approfittato.

Il businessman finisce in cella insieme a due suoi collaboratori. La sua linea di difesa è semplice: negare tutto. Non c'è stata nessuna truffa, è stato Marco a voler investire tutti i suoi risparmi nella inverosimile scoperta, spiega agli investigatori. Ma intanto Perfetti, pur proclamandosi innocente, cerca di limitare i danni, e restituisce al giovane invalido tutti i soldi che gli ha gabbato. Il ragazzo a quel punto revoca la costituzione di parte civile, e il processo a Perfetti si risolve quasi in un nulla di fatto: ieri mattina la terza sezione del tribunale condanna l'imprenditore a un anno e otto mesi di carcere per truffa aggravata: poco più del minimo della pena. Il colpevole non finirà in carcere, a meno che non incassi altre condanne: cosa che potrebbe anche accadere, visto che domani in tribunale è atteso da un altro processo: anche questo per truffa.

Stavolta, per fortuna, a una vittima meno sventurata di Marco S.

Commenti