Cronaca locale

Uber, sfida finale ai taxi di Milano

Uber, sfida finale ai taxi di Milano

L'ultima sfida di Uber. Non bastavano le polemiche quotidiane tra sequestri, multe e scazzotate. Ora Benedetta Arese Lucini, Country manager per l'Italia di Uber ha annunciato l'arrivo di un nuovo servizio con tariffe meno care di quelle praticate normalmente dall'app. E che in sostanza punta ad arruolare i tassisti regolari tra gli autisti in forza a Uber.
Si chiamerebbe proprio «Uber Taxi» e ha un suo corrispettivo a Londra. La responsabile dell'app americana lo ha annunciato parlando alla conferenza sullo stato di internet in corso a Trieste.
Ma i tassisti milanesi non apprezzano la mossa e chiedono lo stop delle attività: «La società se vuole confrontarsi con gli operatori deve prima sospendere in maniera unilaterale le attività illegali che sostiene - replica duro Raffaele Grassi, consigliere comunale e rappresentante della categoria - poi potremmo anche aprire un discorso, anche se vorrei capire quale sia il valore aggiunto di questa app visto che ne esistono già per chi lavora regolarmente; intanto non abbiamo nessuna intenzione di farci strozzare dalla signora Lucini».
Benedetta Arese Lucini però difende l'operato della sua azienda cercando una sponda importante: «Il premier Matteo Renzi ha riconosciuto chiaramente i benefici che Uber porta». La manager, tra i più odiati d' Italia al momento, ha replicato così a proposito delle parole del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi che aveva definito Uber illegale. E Lucini ha insistito: «Molti osservatori hanno notato che l'innovazione di Uber porterà benefici all'economia italiana. Dobbiamo educare le istituzioni su benefici, non solo di Uber, ma della sharing economy».
Agli operatori però, sembra che i benefici non siano molto chiari. Intanto la manager ha dichiarato: «Ho chiesto un incontro al Ministro, spero di incontrarlo presto, stiamo aspettando un tavolo di confronto». Lucini ha anche sottolineato di dover ancora viaggiare con guardie del corpo, dopo le minacce ricevute, a conferma del fatto che non è proprio amatissima. Poi ha indicato che lo staff di Uber in Italia, appena sei persone, «lavorano per l'Italia, non per Uber, lo facciamo per l'Italia, non per Uber, che ha centinaia di città. La parte triste è la violenza e le minacce - ha concluso -, dover parlare così dell'Italia».
Intanto Uber lancia una nuova iniziativa dopo aver incassato l'ultimo successo: lo sciopero dei taxi per protesta non ha avuto altro esito se non quello di garantire a Uber un picco di richieste. «In un giorno a Milano sono più che raddoppiate le chiamate registrate tramite la app», gognolavano dalla società vedendo i risultati dell'incrociata di braccia dei conducenti regolari.


E adesso c'è anche l'ultima sfida per assestare il colpo di grazia al sistema di trasporto regolamentato.

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